Gentile dottore,sono G., ho 30 anni, abito a Prato, sono figlia unica. Le scrivo per un problema che è insorto recentemente. Le dico subito, per orientarla un po’, che, fin da piccola, ho avuto da parte dei miei genitori una attenzione, una cura assidua e costante. Mi hanno voluto bene, per carità, ma ho dovuto subire anche i loro eccessi, le loro angosce, le loro paure, tipo “non fare questo, fai quest’altro, etc”. In realtà non mi hanno mai fatto mancare niente, anzi, ho avuto anche il superfluo, diciamo che ho vissuto come in una prigione dorata. Di carattere sono sempre stata timida, riservata, tendente ad arrossire per un nonnulla, a mio agio veramente solo in solitudine, ma, d’altro canto, estremamente ambiziosa. Sto effettuando con successo la carriera universitaria, ho già al mio attivo qualche pubblicazione, organizzo e sono parte attiva in conferenze, congressi, etc. Ho sempre però la sensazione, stando in mezzo alla gente, di forzare un po’ la mia natura schiva e ritrosa. Circa un mese fa è comparso un problema che mi ha gettato nell’ansia. Durante un dibattito, ad un seminario, la mia docente mi ha sollecitato, in modo inaspettato, ad intervenire sul tema che in quel momento veniva trattato. All’improvviso non ho capito più niente, ho balbettato qualche frase senza senso, il cuore ha cominciato a battermi forte, respiravo male, non sapevo più chi ero e dove mi trovavo, mi sono trovata coperta di sudore e sono uscita terrorizzata dall’aula in preda all’angoscia. Solo a casa, al riparo delle pareti domestiche, mi sono calmata e ho ritrovato un po’ il senso della realtà. Può immaginarsi come i giorni successivi siano stati per me un vero inferno, mi sono colpevolizzata, mi tornava sempre in mente ossessivamente la figuraccia che avevo fatto. Ho pensato di aver rovinato la mia carriera, mi chiedevo ora cosa penseranno di me, non riuscirò più a parlare di fronte ad un pubblico… La mia docente ha minimizzato e mi ha proposto una nuova iniziativa in cui il mio ruolo sarà importante, è stata molto carina. Non volevo quasi crederle, ma sono subito cominciati i dubbi, non so se ce la farò, se vado nel pallone anche questa volta… Se devo parlare di me, per il resto, la mia vita mi sembra tranquilla, anche a livello affettivo, con qualche riserva però. Sono fidanzata da qualche anno, il mio ragazzo mi ha proposto qualche tempo fa una convivenza e, ultimamente, si è fatto davvero pressante con le sue richieste, Ad essere sincera, a riguardo, ho molte perplessità. Mi sembra di infilarmi in una situazione da cui non posso uscire. So che è assurdo, ma mi sembra che così la giovinezza se ne vada per sempre. La convivenza, poi il matrimonio, i figli, e poi che ne sarà della mia carriera, di me ? Quando gli parlo delle mie incertezze, lui mi dice che sono immatura e incapace di assumermi le responsabilità. D’altra parte, se gli dico di no, ho il terrore di perderlo per sempre ed è l’ultima cosa che vorrei perché è un ragazzo unico e credo che tenga tantissimo a me. Vorrei qualche consiglio a riguardo e soprattutto che lei mi chiarisse se vi può essere una qualche relazione tra i dissapori recenti con il mio fidanzato e la crisi di angoscia di cui le ho parlato. Mi è venuto questo dubbio, dato che è insorta più o meno quando lui ha cominciato a diventare più insistente con le sue richieste.Distinti saluti M.G.