Caro dottore scrivo a lei perché non so con chi confidarmi,nel senso che, sulla mia situazione c’è chi mi dice una cosa, chi un’altra.Sono poco più che ventenne, considerata la cosiddetta “pecora nera” di famiglia , secondogenita di una sorella che è sempre stata la perfettina di casa, brava a scuola, obbediente, precisa,anche piena di corteggiatori, certo, mi ha fatto sempre una rabbia…Forse io sono nata semplicemente nel momento sbagliato, oppure i miei non mi volevano proprio, almeno penso. Ho riflettuto e credo che mia sorella, che ha sei anni più di me, abbia vissuto un ambiente migliore, allora i miei andavano d’accordo veramente. Io invece ho dovuto affrontare una coppia, come si dice, di “separati in casa”, ufficialmente niente litigi,( la forma è importante vero!…) ma un clima di distanza, di freddezza, poche parole, niente dialogo e penso che tutto mi sia ricaduto addosso. Non ho ricordanza di carezze, affettuosità, forse qualcosa mia madre, ma poca roba. Sento un vuoto dentro, dottore, sapesse!L’unico modo che trovo per combattere questa depressione, non so se è giusto chiamarla così, è mangiare. Io non mi gusto il cibo, mi strafogo e, quando mi prendono momenti neri, sa, proprio di sconforto, quando non sai dove battere la testa, e non mi vede nessuno, apro il frigo e mi ficco in bocca tutto quello che trovo, dottore mi vergogno come una ladra a dirlo arraffo anche i surgelati! Dopo può immaginarsi come sto, mi prende un´angoscia da sentirmi soffocare, vado in bagno, due dita in gola……Poi mi prende come un senso di vuoto, di spossatezza. Devo dirle che uso anche diuretici e lassativi, il padre di una mia amica è medico e lei li prende dall’armadietto dei campioni, credo li usi anche lei anche se dice di no.Di ragazzi non se ne parla, non capisco se sono io ad evitarli o loro che non mi vogliono, e poi gli uomini chiedono sesso, ma non è quello di cui ho bisogno, lei ha capito benissimo ciò di cui sento la mancanza come il pane.Troverò qualcuno che mi voglia bene davvero, penso che così si risolverebbero gran parte dei problemi, no?
No, la strada non è questa, si creerebbe una relazione portatrice di dipendenza, magari con una persona che non sarebbe idonea darle quell’affetto che lei reclama, perchè si instaurerebbe una rapporto che, molto probabilmente,sarebbe una fotocopia di quello avuto da piccola con i suoi genitori a cui lei fa cenno nella lettera . Penso che lei sia a conoscenza della dinamica psichica per cui ripetiamo da adulti il copione che è stato scritto da bambini, con quel meccanismo che Freud chiama “coazione a ripetere”, che va al di là del principio del piacere, ed è quindi molto difficile che una relazione sentimentale possa essere taumaturgica o terapeutica. Lei fa una analisi lucida e attendibile di come il mutamento di una situazione familiare, vedi appunto il cambiamento del clima affettivo creatosi nel corso degli anni tra i suoi genitori, possa aver prodotto quella differenza ambientale in grado di influire sfavorevolmente sulla sua psiche, evento di cui sua sorella, ormai strutturata, pare non aver risentito. I criteri diagnostici della bulimia nervosa sono A)Ricorrenti abbuffate B)Ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l´aumento di peso(vomito autoindotto abuso di lassativi, diuretici, enteroclismi o altri farmaci, digiuno o esrcizio fisico eccessivo. C) Le abbuffate e le condotte compensatorie si verificano almeno due volte la settimana per tre mesi D) I livelli di autostima sono influenzati dalla forma e dal peso corporeo E) l´alterazione non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di Anoressia Nervosa. Per comprendere la dinamica psichica della bulimia, bisogna ricordare che esiste un equivalente simbolico tra cibo e affetto e, nel suo caso, data l’ambivalenza affettiva vissuta verso le figure di riferimento, anche gli alimenti non sono gustati con piacere ma divorati con rabbia e veicolano aggressività all’interno del suo corpo, con produzione di angoscia implosiva e senso di colpa persecutorio con conseguente necessità di liberarsi degli “oggetti” cattivi introiettati, proiettandoli all’esterno del se’( vomito, abuso di lassativi e diuretici). In questo caso può essere assolutamente di grande utilità, data la sua giovane età, un lavoro di approfondimento psicoanalitico o eventualmente psicoterapeutico che sia possibilmente preceduto da un trattamento ipnotico con la funzione di smorzare, in tempi brevi, fino ad annullarlo, il craving bulimico che la tormenta.