Buonasera dottore. Sono una ragazza di 24 anni. Procederò per ordine così che Lei possa avere un quadro più chiaro della situazione. Sin dall’infanzia la mia vita non è stata facile a causa dei problemi di mia madre. Le fu diagnosticato un disturbo bipolare e successivamente schizofrenia. Io ne ho sempre molto sofferto (psicologicamente e fisicamente), perché mia madre era molto violenta, così come anche con mio padre, anzi con lui è arrivata addirittura a minacciare diversamente con dei coltelli. Le sue manie persecutore e i suoi riti “ossessivo compulsivi” hanno condito il tutto. Ora veniamo a me. Come dicevo, ne ho sempre molto sofferto: da bambina ero semplicemente un tipo molto timido. Ma ciò non mi privava di avere delle amiche. Nel periodo adolescenziale sono subentrati sbotti di grande violenza e di odio contro mia madre spesso e volentieri anche solo per difendermi. O per rabbia repressa verso di lei. Nella tarda adolescenza, all’ultimo anno di liceo, volevo lasciare la scuola e manifestavo sintomi depressivi. Avevo crisi di rabbia e sbotti di violenza incontrollata sia in casa che a scuola. Alla fine l’anno l ho terminai ma con molta fatica (è da premettere che sin da piccola sono sempre stata il massimo della diligenza a scuola). Mi aiutò una psicologa “di famiglia” che mi seguì per un po anche quando ero bambina. Sottolineo che ho sofferto di episodi di bullismo (anche fisico) dalle elementari fino al liceo, per il mio peso o per la mia introversione (anche se qualche amica/o l’ho sempre avuta). Dopo un bel po’ di tempo di psicoterapia, dove ho analizzato e preso consapevolezza del quadro familiare, la situazione dentro di me sembra essere migliorata: niente più scoppi di ira, rapporti umani più sereni, umore molto più stabile e gestibile in piena razionalità. Ormai stanca di vivere comunque la situazione con mia madre (è un padre debole), decido all’età di 22 anni di trasferirmi e cambiare città. Da sola. Ho cambiato diversi lavori e diverse case. Comunque, si può dire, sulle mie forze ho arrancato. Mi sono comunque chiesta intanto se il passaggio da un lavoro ad un altro e da coinquilini ad altri dipendesse da una qualche mia forma di inadattabilità al contesto circostante (tranne un caso di omofobia eclatante in casa in cui non no retto più). Deciso poi di trasferirmi in un monolocale, con un nuovo lavoro (sottolinenando comunque che passavo spesso da un lavoro a un altro perché erano contratti molto brevi), ho un brutto infortunio al piede che mi impedisce di muovermi. Li la situazione dentro di me sento che comincia a cambiare: umore a terra, tendente al depresso, profondo senso di abbandono e solitudine e conseguente attaccamento morboso alla mia compagna di allora (ero bloccata a casa, con famiglia lontana, quasi zero amicizie … Alcune avute poi perse). Comunque la mia ragazza mi lascio, io ritornai giù per rimettermi in salute fisicamente e farmi accudire da qualcuno e poi , con ottimismo sprezzante, risalii e mi iscrissi anche all’università. Le cose per un po emotivamente non vanno tanto male : l’umore spesso è a terra, ma comunque svolgo le mie faccende domestiche, esco con le amiche, vado in uni, conosco gente. Cerco intanto disperatamente lavoro. Purtroppo per me, nell’ultimo anno ho trovato praticamente zero a livello di lavoro, tranne cose saltuarie come cameriera nei week end e lezioni private (non mi permettevano comunque di mantenermi). Così l’umore è peggiorato sempre di più. Dapprima più gestibile, negli ultimi mesi, assolutamente straziante. È da premettere che nell’ultimo anno ho conosciuto una ragazza con cui sto (con disturbo depressivo, ora non in cura perché dice di stare bene). Ha avuto un passato disastroso, trascorsi familiari allucinanti per non parlare delle cattive compagnie e quindi uso di alcol e droghe e rapporti occasionali con uomini (perché non si accettava). Aveva anche un blocco fisico con le donne perché non si accettava in quanto lesbica. Poi l abbiamo superato e comunque io mi sono abbracciata questa croce. Comunque lei con me è amorevole, presente, il suo tasto debole è il passato di cui è sempre un po schiva. All’inizio della nostra frentazione infatti mentiva sui suoi problemi od ometteva certe cose per vergogna. Questo non ha aiutato molto a fidarmi di lei. Comunque , con lei inizia una forma di comportamento che ho quasi sempre adottato con le poche donne con cui sono stata: ossia fare scenate per ogni minima cosa. Ogni minimo particolare omesso. Ogni parola sbagliata. Ogni virgola fuori posto. Nei rapporti precedenti mi sono spesso sentita sbagliata. Lei invece cerca di non farmi sentire così ma so che è esasperata. La rimprovero per tutto, sono soffocante ed ho sviluppato verso di lei una forma di gelosia quasi ossessiva. Ho costantemente paura che mi tradisca, che mi ometta le cose, che non mi ami, che trami alle mie spalle fini di presa in giro. Paranoia in questo modo non lo sono mai stata. Non vivo più, non ho più appetito, ho costanti attacchi di ansia (di attacchi di panino ne ho sofferto in adolescenza), ho paura per tutto, le mie paure suonano nella testa come un mantra, non dormo più, non mi fanno vivere. Ho avuto eccessi di ira con lei terribili (non fisici) per piccole cose dove le ho detto le cose peggiori. Non mi fido più di nessuno. Sono sempre triste. Non ho voglia di fare niente. Sono perseguitata dalla mia stessa mente. Quando la fase aggressiva finisce, inizia quella in cui sono paranoica e ansiosa su tutto e quando inizia il delirio per me esiste solo quel pensiero e può durare 1/2 ore. Sono disperata, sono pienamente consapevole che tutto questo è sbagliato, mi ripeto ogni secondo della mia vita che devo stare calma, non interiorizzare troppo le cose per non vivere una realtà virtuale. Mi ripeto che esagero, ingigantisco le cose, ma mentre ci sono momenti in cui mi calmo e razionalizzo tutto, poi riprendo con i miei pensieri. È più forte di me. Non ho pensieri suicidi. Quelli li ho avuti durante la depressione con tratti borderline del periodo adolescenziale. Però mi sento più che vuota ossessionata , vorrei quiete nella mia mente e non la trovo. Ho provato a consultare una terapeuta mesi fa, quando i sintomi non erano ancora così gravi, ma ho dovuto interrompere per mancanza di soldi. Per favore mi aiuti almeno a capire un po’ cosa mi sta accadendo. Cordialmente la ringrazio per l’eventuale risposta
Cara ragazza, la sua storia è dura e comprendo le sue vicissitudini e le sue difficoltà, nella sua compagna ha trovato un certo conforto pur in un rapporto molto ambivalente e sofferto.Qualcosa bisogna fare, e non potendo affrontare un processo psicoterapeutico profondo che sarebbe asolutamente necessario, cerchi uno psichiatra di fiducia che la supporti anche farmacologicamente e con il quale svolgere un saltuario lavoro di appoggio psichico. Nella sua mente sono presenti demoni persecutori formatisi nei primi anni di vita,in rapporto alla figura materna, cioè quelli a cui lei fa riferimento, i quali hanno saturato la sua psiche di angosce persecutorie e depressive che quel tipo di approccio che le ho suggerito dovrebbe bonificare conferendole una serenità accettabile. La saluto cordialmente. Antonio