Gentile Dr. Miscia,
ho trovato questo sito per caso e come ogni coincidenza che si rispetti ne avevo proprio bisogno.
Ho più di quarantanni e un anno e mezzo fa dopo TSO, mi è stato diagnosticato il disturbo di personalità borderline e a piena ragione.
Credo che più Borderline di me non ci sia proprio nessuno.
Prima della presa di coscienza la mia vita trascorreva in maniera molto tumultuosa, ho rischiato di morire parecchie volte ripensandoci.
Ho sempre lavorato anche se ho cambiato diversi posti e vissuto una vita mondana tra alcol, sesso, ma niente droga. Ogni volta che mi facevo male dopo l’ennesima sbornia o distruggevo oggetti o relazioni per reazioni violente, per me era tutto normale.
Essendo un poeta innato imputavo i sensi di vuoto, l’angoscia, l’ansia, la derealizzazione, le fobie ecc.. a una semplice sensibilità poetica.
Nel profondo del mio cuore certo spesso strillavo di paura per la solitudine che sentivo e perché comprendevo che “c’è qualcosa che non va”….
Quando mi hanno detto di avere un disturbo di personalità, mi sono informata e da sola mi sono riconosciuta pienamente in quello Borderline.
Abito in una Valle dove non c’è nessun psichiatra psicoterapeuta o psicologo in grado di dare una mano a gente come me, né della mutua né a pagamento e loro stessi lo hanno ammmesso.
Non sapevano indicarmi nessuno, ma io ancora una volta da sola mi sono informata e ho trovato uno specialista in Borderline non lontanissimo dalla zona in cui abito, circa due ore.
Ho deciso da sola di iniziare la psicoterapia dialettico comportamentale.
La prima impressione che ho avuto dello psicoterapeuta è stata quella che ho ancora ora: una specie di robot, un pezzo di ghiaccio,un mylordino seduto dietro alla sua scrivania, molto preparato, ma incapace di trasmettermi un benché minimo sentimento o sensazione.
Nonostante queste mie impressioni ho deciso di fidarmi di lui e di iniziare la psicoterapia (un’ora alla settimana, finora cinque mesi) non sempre continua per questioni di logistica. Con più lo psicoterapeuta mi apriva gli occhi sulla mia situazione con più io diventavo una ferita aperta senza difese che si infettava e diventava sempre più dolorante.
Credo che quando si faccia questo tipo di psicoterapia sia necessario avere anche un ulteriore supporto, una persona sola non basta. Essendo lo psicoterapeuta troppo lontano non poteva essere disponibile nei miei momenti di disperazione e così ho cominciato a essere molto arrabbiata con lui nel dire “Cavolo! Io sono qui a soffrire come un cane e tu sei lì bello pulitino, ordinato dietro la tua scrivania e non ti sporchi le mani, troppo comodo così!!!”.
Un giorno stavo per andare da lui, ma poi per un attacco di agorafobia credo o di panico, non so, non sono riuscita a prendere il treno e così gli ho mandato un messaggio con una scusa qualsiasi per disdire l’appuntamento solo tre ore prima e la sua risposta è stata ” Mi dispiace, ma una disdetta inferiore alle ventiquattro ore comporta l’addebito della seduta mancata, l’attendo per un prossimo appuntamento”. Ma le pare che uno specialista in Borderline debba dare una risposta tanto robotica, venale, marmorea a una persona come me? E se mi fosse capitato qualcosa? Non poteva dimostrarsi un tantino più umano e magari chiedermi il motivo o come stavo? Le pare che il terapeuta abbia in questo caso avuto un atteggiamento giusto?
Ho pianto e bevuto e perso l’orientamento per tutta la giornata quel dì.
Da allora non sono più riuscita né a chiamarlo per chiarire né a tornare da lui. Eravamo comunque già rimasti d’accordo che i miei familiari (premetto che io un senso di appartenenza alla famiglia non l’ho mai avuto per le disgrazie che poi mi hanno ridotta così) per avere informazioni sul disturbo e darmi una mano.
Beh… non hanno capito niente di niente e mi hanno abbandonata, a parte mia madre che abita con me e che quindi mi deve sopportare e nonostante lei mi dica che non è vero mi fa sentire ogni giorno un macigno sulla sua testa, piedi e anima. Le sedute me le sono sempre pagata da sola, sono un tipo orgoglioso, ma poi la psicoterapia che evidentemente senza nessun altro supporto non sono riuscita a reggere mi ha fatto perdere il lavoro. Così sono rimasta senza liquidità per poter continuare la psicoterapia allora ho scritto al terapeuta un messaggio dove chiedevo se era possibile farmi credito per un po’ di tempo, perché avevo proprio bisogno di chiarire anche riguardo alle reazioni dei familiari che mi hanno buttata in fondo ad un pozzo d’angoscia e solitudine insopportabili (premetto che le prime volte il terapeuta mi aveva chiesto se volevo pagare volta per volta o tutto insieme alla fine del mese credo… e io ho sempre pagato volta per volta) e lui non mi ha degnato di risposta alcuna né in bene né in male.
Cosa devo pensare? Cosa devo fare? Sono state delle strategie per vedere le mie reazioni oppure lo psicoterapeuta è un fottuto menefreghista?
La psicoterapia è stata per certi versi molto efficace, ma decisamente dolorosa e pericolosa.
La prego, mi dia un consiglio, non so proprio a chi rivolgermi perché non mi fido di nessuno e credo che aver trovato questo sito sia stata una grazia.
Attendo con ansia una sua risposta in merito.
Grazie
Distinti Saluti