Caro dottore, il motivo per cui le scrivo non riguarda me direttamente ma indirettamente. Si tratta di mia moglie, siamo sposati da circa 8 anni e abbiamo cercato di avere un bambino, ma inutilmente. Ci siamo sottoposti ad una serie interminabile di esami , tutto sembra in regola,ma il risultato purtroppo è quello che è .Io me ne sono fatta una ragione, forse per noi uomini non è un problema così fondamentale, ma mia moglie credo che non si sia rassegnata, anche se non ne parla. Infatti da circa due anni ha cominciato a sfogare le sue frustrazioni nel cibo, a tavola con me mangia in modo moderato e anche quando siamo a cena con gli amici devo dire che si controlla.. Il problema credo si verifichi quando io sono al lavoro, perché noto che la sera , quando torno a casa, il frigorifero deve essere stato visitato più di una volta .D’altra parte, i risultati sul suo corpo si vedono, anche se lei non mi vuol dire quanto pesa, credo abbia preso più o meno una trentina di chili. Ovviamente questo si ripercuote anche sul sesso, perché mi sono accorto di non desiderarla più come prima, anche se non sembra che questo sia per lei un problema. Non mi sento tranquillo, me ne faccio una colpa, ho cercato di parlarne, ma lei si sottrae ad ogni discussione, non vuole andare nemmeno dal medico perché dice che non è malata. Mi chiedo se non si possa fare qualcosa,se sia depressa le chiedo un consiglio, perché la situazione sta diventando davvero pesante. F.G.
Le rispondo per chiarire il problema piuttosto che per darle una soluzione, dato che, come ho scritto altre volte,esiste una impossibilità di fornire un aiuto ad un soggetto che non riconosca di ritrovarsi in una situazione tale da sentire la necessità di chiedere almeno un appoggio per affrontare il disagio in cui si trova. Alla base di questa dinamica sembrano esservi, nel caso di sua moglie, valenze ostili irrisolte verso la propria madre,per cui la mancata realizzazione della gravidanza può aver comportato un appagamento di pulsioni inconsce distruttive verso la imago materna con sensi di colpa conseguenti che può spiegare la situazione depressiva latente e la introduzione esagerata di cibo. Il conseguente ingrassamento può essere associato a fantasie di gravidanza e quindi utile, inconsciamente, a negare la propria ambivalenza verso il maternage. La presenza di un figlio le avrebbe permesso, per un certo periodo, di mascherare tali conflitti, con il rischio non remoto, però,di simbiotizzare il piccolo, cioè di considerarlo una parte integrante del proprio sé ,con conseguenti aspetti pregiudiziali per quanto riguarda la autonomia futura del bambino.Magari può far leggere questa lettera a sua moglie con la speranza che le possa suggerire che esiste una eventualità di affrontare la problematica, con un trattamento ipnotico per fronteggiare subito il “craving”alimentare.Se esiste una buona compliance,successivamente,può essre opportuno intraprendere un lavoro psicoanalitico.