Ciao sono Guglielmo, ho 42 anni, sono sposato da 12 anni e ho tre figli. Vivo felicemente con un lavoro da libero professionista, ma da un po’ di anni ho iniziato a far uso di cocaina. In realtà ho sempre avuto la possibilità di consumare questa sostanza. Agli inizi anche se ne avevo una busta piena la consumavo solo quando ero insieme ad altri amici. Poi dopo un lungo periodo in cui non ne ho fatto uso, mi si è ripresentata l’occasione Questa volta però ho iniziato ad acquistarne 1 gr alla volta e la consumavo da solo principalmente il venerdì, giorno in cui la sera mi trattenevo fino a notte fonda per lavorare usando appunto la coca come sostegno. In seguito le cose sono cambiate e in effetti ho iniziato ad esagerare. Circa due anni fa mia moglie ha scoperto questo mio segreto e anche se smettevo per un po’ di tempo, lentamente e >gradatamente ho ricominciato. Scoperto per la seconda volta ho nuovamente promesso a mia moglie che avrei smesso, così come ho fatto per circa sei mesi,ma lentamente ho ripreso e l’ultimo periodo la convivenza con mia moglie era diventata impossibile perché lei ormai dubitava di tutto e saltuariamente mi costringeva ad eseguire dei test dell’urina per verificare la mia sincerità. Ma poi ha capito che anche con i test non riusciva a tenermi lontano dalla cocaina. Perciò di punto in bianco un bel sabato pomeriggio mentre ero steso sul letto per un riposino pomeridiano mi son visto piombare in casa due tizi a me sconosciuti accompagnati dalle mie sorelle e da mia madre e mio padre e un amico di lavoro, i quali mi hanno letteralmente circondato e costretto a stare per ore a parlare con questi due ragazzi che erano due ex cocainomani che fanno parte della comunità Il Gabbiano penso con sede a Torre dell’Orso. Non avevo possibilità di uscita; se provavo ad andar fuori di casa venivo braccato e strattonato e costretto a rimanere li con loro. Dopo cinque ore di colloquio siamo rientrati e uno dei due ragazzi mi ha detto: dai Guglielmo saluta i tuoi andiamo via, tu adesso vieni con noi; mentre l’altro si avvicinava a mia moglie che gli passava la valigia con la mia roba. In quel momento mi è stato detto che dovevo partire al momento per seguire un percorso di riabilitazione in un centro per una durata di circa sei mesi. In quel momento mi è sembrato di >essere circondato da un gruppo di pazzi che mi proponeva per il mio bene di lasciare famiglia, lavoro, tutto così all’improvviso e di partire. Preso da un >raptus di follia sono riuscito a divincolarmi e ad uscire di casa ma senza scappare come loro temevano. Son rimasto fuori con i due ragazzi a chiacchierare un po’, spiegando loro che era per me impossibile lasciare il mio lavoro da un giorno all’altro, senza rendere conto ai miei clienti e alle loro pratiche in corso o stare lontano da mia moglie e i miei figli. Tanto che gli ho proposto di andarsene e che il giorno dopo che era domenica mi sarei recato io al centro con mia moglie per rendermi conto di come funzionasse e per parlare con calma e non sotto assedio, di eventuali possibilità di seguire un percorso che mi consentisse di essere presente saltuariamente nel mio studio, in modo da garantire anche il futuro del mio lavoro. Dopo tanti inutili discorsi la risposta è stata : dai Guglielmo prendi la valigia e parti con noi. Mi sono rivolto a mia moglie e le sole parole che mi ha detto sono state : o parti adesso con loro o dimenticati di me. E’ inutile che ti racconto tutto via mail perché mi piacerebbe incontrare te o qualcuno esperto in questa materia e discuterne approfonditamente in modo da capire quali sono le mie reali condizioni di dipendenza dalla cocaina. Ti dico solo un ultima cosa; sono venti giorni che mia moglie è andata a vivere da sua madre, dove non ho la possibilità di avvicinarmi perché per loro sono un animale, una bestia (quando l’ho fatto il padre mi ha minacciato con un vaso di fiori)non mi fa vedere i bambini e quando vado a prenderli da scuola o da qualche attività pomeridianasi presenta lei e impone ai bambini di andarsene con lei, per di più ha imposto al grande di non rispondermi neanche al telefono. Sono venti giorni che la supplico di darmi la possibilità di rifarmi venendo in un vostro centro. Ma lei ritiene i SERT squallidi, mentre questo centro è un ex villaggio turistico e l’unica risposta che ho avuto è stata : o parti subito, al momento vengo io con te e ti preparo le valigie, oppure sparisci, ricoprendomi di insulti e minacce di togliermi per sempre i figli perché sono pericoloso per loro. Non c’è altro dialogo, le uniche cose che mi sa dire son sempre quelle parti o sparisci
Caro Guglielmo, la sua storia è particolare perchè andare in comunità è, in genere, l’ultima decisione che viene presa quando i provvedimenti precedenti, cioè psicoterapia psicoanalitica, ipnositerapia e farmacoterapia non hanno dato esito. Tenga presente che la comunità presuppone un forte spirito collaborativo e motivazionale. A questo punto occorre valutare quali siano i margini di intervento considerando l’ambito relazionale con sua moglie e familiare in genere. sarebbe necesario che lei incontrasse uno specialista per un contatto diretto. La saluto cordialmente. Antonio