Le scrivo perchè non so dove sbattere la testa.Dopo 10 anni di fidanzamento il mio ragazzo mi ha lasciato, l´anno scorso.Mi è sembrato mi crollasse il mondo addosso e sono entrata come in un tunnel. I primi giorni non avevo neanche più la forza di alzarmi dal letto e di lavarmi, poi piano piano, con l´aiuto dei miei familiari, ho recuperato e mi sembrava quasi di aver ritrovato il piacere di vivere.All´inizio di questo anno mentre ero in un supermercato, c´era molta gente e io non mi sentivo bene fin dal mattino, come se non fossi me stessa. Ero in fila alle casse quando è cominciato a girarmi tutto, sudavo , il cuore a mille , ho detto “ora muoio”, ho dovuto lasciare la spesa e scappare fuori, ho chiamato mia madre al telefono. Dopo 10 minuti mi ero un pò calmata ma sono dovuta correre a casa dai miei e buttarmi esausta sul letto. Da allora non mi fido più ad uscire da sola, con una scusa od un altra o mia madre o mio padre o un amica fidata. Il medico vorrebbe darmi una terapia mi ha detto che non posso andare avanti così ma io non voglio le medicine, mi può giovare la ipnosi o la psicoanalisi? La ringrazio se vorrà rispondermi G.F.
Anche questa lettera,come molte altre che mi arrivano, ha la caratteristica di fotografare l´esistente, ma di lasciare in ombra la memoria storica, la biografia del soggetto che, magari anche solo accennata, mi consentirebbe di fare ipotesi o congetture più precise, anche se sempre in chiave generale. Esse poi , certamente, dovrebbero avere un riscontro specifico, successivamente,nel contatto diretto e soprattutto nello svolgimento delle sedute successive alla presa in carico del cliente. Comunque proverò a dirle qualcosa. Sembra che anche in questo caso, ci troviamo di fronte ad una “crisi di panico” scatenatasi in occasione dell´episodio del supermercato.Successivamente il quadro si è complicato con un sindrome agorafobica.Al di là dell´inquadramento nosografico quello che mi interessa comunicarle è che il fidanzato svolgeva probabilmente una funzione anaclitica cioè di appoggio come simbolo compensatorio di una figura di riferimento(probabilmente materna)vissuta in modo ambivalente e incapace di fornirle valide capacità di identificazioni e sani introietti stabili.L´´anaclitismo,cioè la tendenza ad appoggiarsi e a vivere rapporti di dipendenza è dovuto al fatto che, non essendo nella psiche del soggetto introiettato stabilmente un oggetto buono, esso deve essere continuamente rifornito dall´esterno, nella vita adulta, da figure percepite come rassicuranti. Ecco il motivo per cui lei ha la necessità di farsi accompagnare da qualcuno quando lascia il porto sicuro della sua casa.Lo spazio esterno è il rappresentante simbolico del vuoto di sentimenti, della fantasia materna e anaffettiva alla quale la persona fidata che le è accanto agisce da contrappeso. In situazioni come la sua può essere opportuno un lavoro ipnotico per creare un aumento degli spazi psichici attraverso la trance, a cui associare un lavoro psicoanalitico che, attraverso la creazione di un trasfert positivo, possa permetterle la introiezione stabile di oggetti bonificati consentendole una risoluzione soddisfacente del conflitto psichico.