Gentile Dottore, Premetto di avere problemi di ansia da circa 6 anni. Iniziai nel 2010 con disturbi di “ansia sociale” (sensazione di svenimento, vertigini) ma grazie all’uso di cipralex riuscì a guarire. A fine 2014 c’è stata purtroppo una ricaduta e son tornato ad avere questo disturbo di vertigini continue a causa del pensiero fisso su tale problema. Da giugno 2015 ho iniziato ad andare da una psicologa la quale mi ha riscontrato un disturbo ossessivo compulsivo e pian piano, grazie ad alcune tecniche ed al suo sostegno, le cose sono migliorate. Alla fine del 2015 ho avuto una banale bronchite che purtroppo è sfociata in una tosse cronica di natura ansiogena e dovuta allo stress. Purtroppo sono parecchio preoccupato per il mio futuro lavorativo (sono laureato in legge, ho 28 anni e collaboro in uo studio legale) in quanto al momento non ho alcune sicurezza economica. Oltre a ció potrà immaginare la tensione e lo stress che una tale professione può far accumulare (a dicembre ho sostenuto l’esame di stato). Tra l’altro da novembre 2015 ho smesso di assumere cipralex. Come le dicevo questa tosse passa mentre dormivo, poi appena mi alzavo mi veniva l’impulso di tossire. Nell’arco della giornata oltre alla tosse in certi momenti continuavo a rischiarare la gola, in altri sentivo anche dei dolori nel respirare profondamente. Ho sostenuto un esame radiologico al torace ed una visita da un otorino ma è risulta tutto a posto. Mi sono recato dalla psicologa e mi ha riferito che questa forme di tosse e fastidio alla gola consiste in un disturbo psico somatico. Purtroppo il mio problema è che continuo a pensare a questo disturbo, in tal modo autoalimentandolo, e non riesco ad autoconvincermi di essere sano. Attualmente sto assumendo lexotan (10 gocce la sera e 5 al mattino), ansiolev e sempre al mattino sto prendendo una fiala di litio, ma non noto risultati. La tosse è calata sensibilmente ma ora la cosa che mi crea un enorme fastidio è la sensazione di raspino in gola. Il disturbo aumenta quando esco per esempio al bar o comunque in luogh pubblici. Mi sembra di essere prigioniero del mio corpo e non è certamente un bel vivere. Ho anche pensato che forse tornare ad assumere l’antidepressivo (cipralex) potrebbe aiutarmi ma la psicologa al momento me lo ha sconsigliato. Potrebbe darmi alcune indicazione al riguardo? La ringrazio per l’attenzione. In attesa di suo riscontro, porgo cordiali saluti