Il tentativo di comprendere l’ importanza dei vari fattori nel determinare lo stato di trance ci porta a riconoscere che un ruolo trainante è svolto dall’ipnoterapeuta. Egli rappresenta la persona a cui è stato delegato un ruolo onnipotente (anche se poi verifichiamo come questa disponibilità dichiarata del soggetto nasconda in sé resistenze importanti tali da rendere difficile o impossibile la creazione dello stato ipnotico). Egli viene, inconsciamente, inserito, con la propria immagine protettiva, nelle fantasie che abitano la mente del soggetto. Notiamo, d’altra parte, come, già prima che lo sperimentatore provochi la trance vera e propria, agisce, nella persona che richiede l’ipnosi, un fattore suggestivo(il nome consigliato dello specialista, il suo studio, la lettura di qualche suo articolo, etc)che diviene propedeutico a quanto poi si svolgerà. E’ presumibile che le fantasie riguardanti il terapeuta siano una riedizione di immagini arcaiche riferentesi alla madre primordiale, in cui un ruolo fondamentale viene svolto da messaggi metacomunicativi inconsci cioè preverbali, con caratteristiche magiche. Il meccanismo della trance si crea grazie ad una scissione nello psichismo del soggetto, di cui la parte osservatrice, che si identifica con l’ipnoterapeuta tramite meccanismo mimetico-simbiotico, indirizza la componente di sè che sperimenta le sensazioni. Bisogna rilevare, inoltre, come le due tecniche ipnotiche principali praticate, quella classica diretta e quella eriksoniana indiretta, utilizzino sostanzialmente gli stessi meccanismi nella creazione della induzione. Nella ipnosi classica diretta, la concentrazione del soggetto è inizialmente indirizzata verso una fonte esterna,subito dopo, però, l’attenzione viene spostata su sensazioni corporee di pesantezza, rilasciamento muscolare e ritmo respiratorio. Successivamente le suggestioni impartite riguardanti il sollevamento o l’abbassamento del braccio, il blocco delle dita l’avvicinamento o l’allontanamento delle mani o altre, utilizzano l’elemento corporeità, con un meccanismo induttivo di feedback. Nella ipnosi eriksoniana indiretta, è sempre l’elemento percettivo il primum movens in quanto, in luogo dell’oggetto esterno della tecnica classica , l’attenzione è, da parte dell’ipnoterapeuta, focalizzata su asserzioni verificabili di tipo percettivo orientate verso il mondo esterno di tipo termico(caldo-freddo), acustico (silenzio, rumori, voce dell’analista ), tattile (percezioni del corpo o di parti di esso sul lettino ) etc. Anche in questo caso, successivamente, il baricentro viene spostato dal dato percettivo al dato somatico- cenestesico. D’altra parte, il verificarsi della ipnosi spontanea suggerisce l’ipotesi che un altro fattore importante nella genesi del fenomeno della trance possa essere anche uno spostamento d’accento dalle rappresentazioni mentali presenti al momento, a un “qualcosa” di diverso. Questo “qualcosa” può essere qualsiasi evento o immagine in grado di attrarre l’attenzione del soggetto, cioè di distrarlo dai pensieri abituali, creando uno stato di scissione. L’ipnosi consiste semplicemente nella messa in atto di un processo operativo che miri alla creazione della trance, che sia cioè una” distrazione guidata magica” e non affidata alla estemporaneità degli eventi. Quindi, riassumendo,si vede come, in ambedue le tecniche, dopo un suggerimento iniziale percettivo, nella creazione della stato ipnotico vi sia un convogliamento energetico a livello della corporeità. Una volta ottenuto il rilassamento somatico, le energie vengono poi mobilitate verso rappresentazioni mentali che, per via regressiva, vengono sovrainvestite .La guida dell’ipnoterapeuta , avendo egli avuto cura di conoscere preventivamente le caratteristiche del soggetto, lo condurrà su percorsi a lui consoni, con sollecitazioni e valutazioni che possano, eventualmente, anche agire a rinforzo dell’io. La realizzazione della trance si svolge quindi nella direzione del percorso percezione-cenestesi–mentalizzazione cioè seguendo la direzionalità corpo-mente. Ora proviamo a prendere in esame altre tecniche di rilassamento per vedere se esiste un percorso comune. Nel training autogeno vediamo come, anche in questo caso, al livello inferiore, il terapeuta utilizzi i meccanismi corporei. Agli esercizi basilari della pesantezza (rilassamento della muscolatura liscia e striata )e del calore (vasodilatazione periferica e aumento del flusso sanguigno ), vengono fatti seguire quelli complementari più avanzati del cuore (azione sulla funzione cardiovascolare ), respiro(azione sulla funzione respiratoria ), plesso solare (aumento del flusso sanguigno agli organi interni ) e fronte fresca (lieve vasocostrizione a livello encefalico). A livello superiore l’energia derivante dal livello corporeo, quella cenestesica, viene convogliata, anche in questo caso, a impregnare lo psichismo e ad innescare c rappresentazioni mentali pure, ripetendo anche in questo caso il percorso soma-psiche. L’ Hatha yoga è lo yoga ginnico, dell’armonia psico-fisica, basato su una serie di esercizi di origine antichissima, originati nelle scuole iniziatiche dell’India e del Tibet. Il termine hatha significa sforzo, ostinazione, pertinacia e indica come la pratica rivesta un importanza fondamentale. Esso si basa sulle Asana , cioè il complesso di esercizi fisico-ginnici che sono le posture del corpo e il Pranayama che è un insieme di tecniche respiratorie. Il terminale di queste pratiche somatico-cenestesiche anche in questo caso è la meditazione che è, in ottica laica, cioè non fideistica,omologabile alla fase rappresentativa della trance ipnotica e agli stati mentali superiori del training autogeno. Il Buddismo Zen ( con Zen ci si riferisce ad un insieme di scuole buddiste giapponesi) si basa anche esso su pratiche che hanno come fulcro iniziale la corporeità. Tra esse si distingue lo Zazen , la meditazione stando seduti, che è accompagnata da determinate posizioni delle mani e da ritmi respiratori prolungati. L’obiettivo è quello di portare la mente al satori, l’illuminazione (partecipazione attiva e consapevole al mondo) e al vuoto(rinuncia al mondo e distacco da esso proprio come l’ascetica “noluntas” di Arthur Schopenhauer), che sono visti come stati mentali non elidentesi ma complementari. Anche la Bioenergetica valuta il corpo come un veicolo importante nel benessere psichico. Essa agisce sia sulla respirazione sia sul rilassamento delle tensioni muscolari con lo scopo di decodificare le difese psichiche del carattere ripristinando l’equilibrio della unità corpo-mente.