Gentile dottore, sono in una situazione non facile, mi sento depresso o ansioso non saprei. Ho passato i 60 anni e ho avuto una vita ricca di soddisfazioni professionali ed affettive. Continuo ad essere professionalmente attivo ed ho una soddisfacente rete di amicizie ma, da qualche tempo vivo da solo perché mia moglie se ne è andata a vivere da sola portando con sé i figli peraltro ormai grandi. Ho un buon rapporto con loro e anche con lei ci vediamo abbastanza regolarmente e vivono in un appartamento vicino al mio. Tuttavia soffro molto di solitudine e , specie al mattino, quando mi sveglio in quella grande casa sento un gran vuoto intorno che cerco di lenire tenendo accesa la televisione per sentire delle voci che riempiono quel silenzio. Nel corso della giornata il contatto con altri esseri umani, lo svolgimento della mia attività professionale e l’attività fisica migliorano la situazione, la sera vado a trovare i figli e la situazione migliora, cerco di andare a letto tardi la notte per timore di ritrovare la solitudine del mattino. Ho anche una relazione saltuaria con una donna che mi adora ma sento che questo contatto, pur piacevole, non riesce a riempire i miei vuoti interni. Sento che il vivere con lei non migliorerebbe il quadro , come se la mia sensazione di isolamento non potesse essere sanata da provvedimenti su un piano reale, concreto. Forse mi sarebbe utile un lavoro psicoanalitico per capire come mai possa essermi ritrovato a questo punto e chiedo a lei se potrei trarre utilità dalla comprensione profonda delle motivazioni e dal disseppellimento dei conflitti celati nella mia psiche, dato che non voglio prendere farmaci illusori.La ringrazio se vorrà rispondermi
Grazie per la bella lettera, di vero sapore esistenziale. Credo che , soprattutto nel momento della nostra maturità esistenziale e nella parte finale del nostro percorso sia naturale imbatterci in angosce di morte che, essendo profonde, possono essere solo lenite da situazioni concrete e realistiche, come appoggi esterni e come possano essere affrontate con radicalità attraverso un profondo rapporto intimo con se stessi che ognuno trova attraverso modalità personali . Un lavoro analitico profondo può essere estremamente utile anche in questa fase della vita, perché riesce a dare un nome ed una consistenza a quello che è stato il nostro vissuto , al perché sono avvenute certe scelte e al motivo per cui sono stati intrapresi certi percorsi esistenziali, permettendo cioè un esame globale di ciò che è ed è stato il nostro essere nel mondo. Anche l’ipnosi e la meditazione possono avere un potente impatto lenitivo sui nostri affanni. Credo anche che non sia opportuno medicalizzare le sue riflessioni profonde attraverso una terapia farmacologica e che la soluzione esistenziale vada invece trovata attraverso una riflessione ed una ricerca di sé profonda e consapevole.