Buonasera Dottor Miscia, le scrivo in merito alla mia situazione, sperando di non disturbarla. Sono una ragazza di 25 anni con una storia piuttosto complicata e difficile. All’età di 12 anni i miei genitori si sono separati e a scuola tutti mi criticavano, offendevano e prendevano in giro: ero un’emarginata, giudicata da tutti. Per questa ragione ho sempre paura del giudizio degli altri e di cosa possano pensare di me. Non ho mai avuto crisi d’ansia e attacchi di panico fino ai 16 anni. Nel 2005, all’età di 15 anni, sono stata molestata da un parente. Nessuno della mia famiglia mi ha difesa o appoggiata, sostenendo che quella persona era ubriaca ed era una cosa normale. Dopo un anno ecco il primo attacco di panico: mi trovavo fuori casa, nella città del mio ex fidanzato. Ho cominciato a sentire nausea e bisogno di vomitare. Per questa ragione, mi è preso il panico: panico di stare male fisicamente in mezzo ad altre persone che potessero prendermi in giro. Sono stata in cura per circa un anno da uno psichiatra, poiché dopo quel periodo sono entrata in depressione e praticavo autolesionismo. Ho tentato il suicidio due volte. Dal 2009 al 2010 ho deciso di riprendere gli studi (sospesi per le mie paure) e ho lasciato il mio ragazzo. Due anni meravigliosi in cui non ho mai avuto attacchi d’ansia, uscivo di casa tutte le sere, frequentavo luoghi pubblici e mangiavo fuori (cosa per me impossibile dai 16 ai 19 anni). Dai 12 ai 22 anni ho sempre vissuto con i miei nonni (mia madre lavorava la sera) e si può dire che proprio loro mi hanno cresciuta. La mia nonna mi ha sempre protetta da tutto e da tutti. Nel 2011 mi sono fidanzata, volevo continuare a studiare (tra l’altro psicologia), ma al pensiero di ritrovarmi in un’aula con 3000 persone per il test d’ingresso mi ha fatto tornare le crisi. Premetto che sono ancora fidanzata, nonostante il mio ragazzo mi abbia deluso tantissime volte raccontandomi un sacco di bugie. Nonostante questo, in questi quattro anni non ho mai avuto episodi gravi d’ansia o di panicoArriviamo al presente: due mesi fa la mia nonna è morta e il mio primo pensiero è stato quello di raggiungerla. Ho pianto per quattro giorni consecutivi, non ho mai toccato cibo, ma non avevo ansia e panico. Dopo un mese dalla sua morte, ecco il primo attacco di panico VIOLENTISSIMO. Non ero in mezzo a persone estranee, ero a casa tranquilla. Mi mancava l’aria, non mi sentivo più nè le mani nè i piedi, battiti a mille, mal di stomaco (soffro di gastrite cronica e duodenite cronica da quando ho 16 anni) e sensazione di impazzire da un momento all’altro. Da quel giorno l’ansia è tornata a farsi sentire, OGNI SINGOLO GIORNO. Non mi abbandona MAI. Non riesco a fare nulla (inutile dire che non ho MAI lavorato, se non da casa). Non esco più, se non per andare a casa del mio fidanzato, starei tutto il giorno a letto. Questa notte, in occasione del secondo mese della morte di mia nonna, di nuovo attacco di panico violentissimo. Mia mamma mi ha dato 10 gocce di lexotan per farmi calmare, ma l’ansia oggi prosegue piuttosto intensa e debilitante. Ho deciso di iniziare una terapia con una psicologa, perché vorrei evitare i farmaci, ma a questo punto non credo di potercela fare. Nella mia testa continuo a pensare che starò male per sempre, che non combinerò mai nulla nella vita e che sono un completo fallimento e delusione (cosa che mia madre dice spesso). Quando avevo 16 anni prendevo serupin, xanax, alprazolam, serenase, entact e altri farmaci che ora non ricordo. Vorrei ricominciare una terapia contro l’ansia e gli attacchi di panico che possibilmente non incida sul mio mal di stomaco. Per questo motivo andrò dal mio medico curante che conosce la situazione per vedere se è il caso di cominciare a prendere qualcosa oppure no. Nessuno mi capisce, se non un’amica e il mio fidanzato. Mia madre ha sempre banalizzato queste crisi, facendomi stare peggio. Ho paura di non uscirne per il resto della mia vita. Il mio sogno è sempre stato quello di diventare una psicologa giuridica penale, ma oramai sono convinta di non potercela fare. Come posso aiutare gli altri se sto sempre così male?Mi scusi per il racconto lungo, ma mi sento incompresa da tutti e non voglio tornare come anni fa, in cui mi tagliavo le braccia e non mi alzavo dal letto nemmeno per lavarmi. Voglio tornare a uscire, ad andare al cinema, ad andare a cena fuori, ad andare in qualunque posto. Inutile dire che l’idea di una vacanza lontana dalla mia casa MI TERRORIZZA, così come l’idea di una convivenza.
Cara ragazza se ha iniziato una terapia con la psicologa e sente fiducia nei suoi confronti deve concertare con lei la opportunità, o meno,riguardo alll’assunzione di farmaci. In ogni modo psicologa e curante devono stare in contatto per farla procedere nella terapia in modo adeguato.La terapia va continuata a lungo fino al punto che il suo Io si sarà apprezzabilmente rinforzato e la sua autostima consolidata attraverso un processo profondo di conoscenza di sè. Un cordiale saluto. Antonio