Gentile Dottor Miscia,mi chiamo F.ho 18 anni e sono al primo anno di università. Da circa un mese soffro di una continua ansia e malinconia,accompagnate da angoscia e senso di sospensione e spaesatezza. Premetto che fin dalle scuole medie(o forse poco prima) ho inizia a soffrire di attacchi di angoscia e paura legati al pensiero della morte delle persone a me care o alla mia; questi momenti erano limitati ad alcune sere (soprattutto nei giorni in cui non avevo tenuto impegnata ne la mente ne il corpo come, per esempio,nel periodo di settembre,dopo la fine dell’estate),o nei casi peggiori duravano una o due settimane. Questi momenti di angoscia di risolvevano naturalmente parlando con i miei genitori ,che mi rassicuravano e tranquillizzavano senza dare particolar conto alla cosa. Quest’anno mi sono trovato ad affrontare un trasferimento in una città nuova ,a causa dell’università, dove potevo contare su una situazione particolarmente favorevole, agevolata dalla presenza della mia ragazza, di molti amici del liceo,dalla vicinanza di mio padre, appena trasferitosi a 2 ore di distanza da me , da una bella casa. I primi 3 mesi li ho trascorsi alla perfezione:ho conosciuto molta gente, ho legato con qualche amico, ho studiato molto ,mi sono divertito con la mia ragazza . Passato il primo periodo ho avuto dei problemi con la mia ragazza(con la quale ero stato 2 anni),e ci siamo lasciati. La settimana successiva sono andata a raggiungere i miei genitori nel luogo in cui si era trasferito mio padre e mia madre lo aveva raggiunto temporaneamente in attesa del trasferimento dal mio paese di nascita ,in Calabria. Trascorsa quella settimana con i miei genitori in totale spensieratezza sono ritornato all’università. I primi giorni ho accusato i sintomi di quegli attacchi di ansia e angoscia ,sopratutto la sera ,ma a volte anche durante la giornata: anche in questa occasione tutto era svanito con il ritorno del mio coinquilino da qualche giorno di vacanza. In quegli stessi giorni avevo sostenuto anche delle simulazioni di esame (andate non molto bene) e mi ero buttato sullo studio,rimanendo chiuso in casa per 6 giorni senza uscire. Durante queste giornate di studio ogni sera avevo puntualmente i soliti sintomi che passavano non appena mi mettevo a scherzare con il mio coinquilino;quel fine settimana però, pur essendo uscito con i miei amici il senso di asfissia ed angoscia permaneva. Da quel giorno è iniziato il mio incubo, costellato dalla paura di avere qualche patologia di natura psichica , di non essere in grado di sostenere il peso di un’altra città,di non saper vivere da solo, di essere eccessivamente legato ai miei genitori,di fallire nella vita. Non sono riuscito a dormire per 4 giorni a causa dell’ansia e della tachicardia che mi svegliavano ogni 10 minuti . Ogni tipo di costrizione o responsabilità mi sembrava insopportabile (come andare a seguire le lezioni,durante le quali mi assaliva un senso di angoscia enorme,dovuto al mio continuo pensiero rivolto alla mia paura ) . L’unico conforto che avevo era passeggiare,tenere la mente impegnata parlando con qualcuno,uscire o chiamare i miei genitori. Mio padre era anche venuto a stare un po con me sperando di farmi stare un po meglio (senza alcun risultato) .Le giornate mi sembravano surreali e mi sentivo totalmente disorientato e privo di quegli obbiettivi che avevo sempre inseguito e sognato. Dopo qualche settimana di alti e bassi sono tornato a casa mia,in Calabria ,per le feste. Sto ancora passando delle giornate angosciose,ma in alcuni momenti ritrovo la mia lucidità,la scherzosità e la voglia di fare. Mi rendo conto che tutto è frutto di pensieri stupidi e irrazionali,che non hanno alcun senso,ma mi è quasi impossibile non pensare a questa mia condizione. La mia paura più grande ,ora ,è quella di deludere i miei,di non raggiungere mai i miei obbiettivi,di essere depresso,che se dovessi superare questo mio periodo forse in futuro si riproporrà e mi impedirà di affrontare situazioni veramente problematiche. Cosa posso fare per far finire DEFINITIVAMENTE tutto questo? La ringrazio in anticipo per la sua disponibilità.