Salve dottore,
la ringrazio per la disponibilità, è bello sapere che al mondo esistono persone come lei.
Le espongo il problema: mi sono innamorata di un uomo fantastico, stiamo insieme da due anni, però da gennaio 2019 è cominciato il calvario. Di punto in bianco mi lascia. Il nostro rapporto rimane invariato, abbiamo il feeling di una coppia appena formata, parliamo, ridiamo, ci confidiamo, e ci leggiamo reciprocamente l’anima. Un giorno all’improvviso mi comunica che non mi ama più, che nonostante nutra un profondo affetto e stima nei miei confronti non prova più amore. Questo nel 2019 accadeva con frequenza semestrale, dal 2020 con frequenza mensile. Ha avuto problemi psichici all’età di 15/16 anni che lo hanno portato a ritirarsi per un anno da scuola. Lui parla di depressione dovuta ad un evento traumatico. Da poco ho scoperto che questo evento traumatico è avvenuto quando ne aveva 18 e lui non credo ne abbia cognizione. Non ha una diagnosi, o per lo meno lui non la conosce, ma da settembre è in cura da uno psichiatra (dal quale era andato qualche anno fa) e prende olanzapina da 5mg. Credo che la madre abbia la diagnosi ma la nasconda al figlio, a se stessa e al mondo intero. Dopo la crisi di dicembre siamo andati insieme dal suo psichiatra il quale ha definito la nostra relazione “un dono” e a me ha consigliato di non dar peso alle sue parole e non cercare motivazioni o far domande quando si verificano questi episodi. A lui ha detto che deve fermarsi e riflettere prima di dire queste cose. Lui, in quella sede, riferiva che si convince di non provare più amore e persegue questo filo finché io non sparisco dalla sua vita ed è li che comincia a cercarmi pensando in un primo momento di essere semplicemente preoccupato di una persona alla quale tiene molto, ma poi capisce che senza me non può vivere perché sono un amore grande. Sono una persona che ama studiare e informarsi quindi mi sono fatta un’idea riguardo ai suoi disturbi. Ci sono per esempio spese grosse un paio di settimane prima del crollo. Quando mi lascia crolla, anche se esce non rivolge la parola agli amici (l’ho visto e me lo hanno riferito). Ogni volta scarica app di incontri e intrattiene relazioni prevalentemente epistolari con queste donne in cui spesso capita pure che parli di me. Torna generalmente entro una settimana. Adesso il suo psichiatra è morto quindi dovrà cominciare tutto da capo e spero vada anche meglio. Oggi siamo lasciati da una ventina di giorni nonostante io sia a casa sua da quando il governo ci ha chiusi in casa. Lui lavora tutto il giorno con ritmi molto più intensi del periodo normale e questo lo scompensa, ormai noto e percepisco molto prima quando sta per avvicinarsi una crisi. Ho provato ad interagire con la madre ma ha un palese rifiuto, le ho comunicato che sono preoccupata perché lui di notte non dorme nonostante sia molto stanco dal lavoro e lei cerca sempre delle scuse e delle giustificazioni. Presto me ne andrò da qui, asseconderò la sua necessità di distacco da me e penso che come ogni precedente copione (perché in queste situazioni ha un atteggiamento molto copionale) ad un certo punto crollerà. Io non sopporto più questa situazione, sta distruggendo anche me psicologicamente e per fortuna ho un’ottima psicoterapeuta che mi aiuta a stabilizzarmi, a gestire la situazione e tutto. So che da un punto di vista razionale dovrei fuggire via e salvarmi (che è anche quello che dice spesso lui) ma lo amo e voglio aiutarlo. In teoria dovrebbe contattare un nuovo psichiatra molto bravo, ma io vorrei avere la possibilità di dare lui delle info che la mamma (individuo perennemente presente e controllante, nonostante il figlio abbia 40 anni) darà ma in maniera sbagliata visto che pensa che molte cose debbano essere omesse per evitare che il figlio prenda troppi farmaci o dosaggi più elevati. A me voleva raccontare che il farmaco che prende serve per dormire infatti è della semplice melatonina (conosco la melatonina e so che non c’entra nulla con i neurolettici che agiscono sui circuiti dopaminergici). Inoltre finché non ho detto a lei che sapevo che tipo di farmaco è, quali sono le azioni i principi attivi e ne conosco persino il metabolismo, quando comprava la confezione toglieva il foglietto illustrativo.
Mi da un consiglio su come possa fare? So che c’è un codice deontologico per il quale il nuovo psichiatra non può ascoltare un mio intervento spontaneo e sarebbe un tradimento terapeutico ma non posso stare a guardare mentre si distrugge e mi distrugge.
In tutto questo volevo evidenziare che anche in questi momenti di crisi in cui ci definiamo “lasciati” il nostro rapporto non cambia, ci sono dei momenti di lite perché io mi arrabbio, o sue scenate di gelosia, oppure andiamo a letto insieme e mi dice che mi ama per poi pentirsene l’indomani. Per ora evita ogni contatto fisico con me perché sa che se solo mi abbraccia ha il desiderio di baciarmi, ma si sta imponendo di lasciarmi.
Inoltre, quando a dicembre ci siamo lasciati (e convivevamo da qualche mese) io ero disperata e cercavo sempre delle vere spiegazioni da lui, cercavo di farlo ragionare sul fatto che avesse dei comportamenti discordanti con ciò che diceva e questo lo stressava molto, ogni sera andavamo a dormire, facevamo l’amore e lui mi diceva che mi amava e l’indomani si svegliava come un pezzo di ghiaccio. Quando in un momento di calma abbiamo parlato di questo lui era incredulo e mi ha detto che non se ne ricordava, come se si dissociasse.
La scorsa settimana in un mio momento di tenerezza nei suoi confronti ha passato la notte a dirmi che mi ama e che è stanco di averne paura. Ma mi ha anche detto in lacrime “lasciami sprofondare e liberati di me, ho il terrore di farti soffrire con i miei sbalzi di umore e i miei cambiamenti nel dirti che ti amo e che non ti amo subito dopo”.
Mi aiuti la prego, voglio solo aiutarlo ma essendo legalmente una perfetta estranea tecnicamente non ne ho i mezzi.
Cordiali saluti
Salve, da quanto scrive, lei ha un valido aiuto che la supporta e quindi, dal suo punto di vista, questo lavoro su se stessa con una persona di fiducia, è fondamentale. Per quanto riguarda lui, contando su una piena disponibilità, è necessario trovare uno psicoanalista che sia anche psichiatra, o, perlomeno, che abbia un rapporto collaborativo con un collega psichiatra, perché, oltre al lavoro psicoanalitico, può essere necessaria una integrazione farmacologica ( non so se lui, in questo momento assuma o meno dei farmaci).Mi rendo conto di quanto possa essere difficile vivere accanto ad una persona che presenta queste caratteristiche di personalità, probabile frutto di ambivalenze profonde verso gli oggetti. Non dimentichiamoci che questo tipo di problematiche si strutturano quando il bambino è molto piccolo e, appunto, il lavoro psicoanalitico, scavando nell’inconscio, è in grado di fornire al soggetto una consapevolezza su dinamiche e conflitti arcaici insorti in rapporto alle figure di riferimento. Spero di esserle stato di aiuto nell’indicare le modalità che è necessario seguire e la saluto cordialmente