Salve dottore,so che ha gia’ trattato questo nel suo sito, ma avrei bisogno di un parere.Mia sorella minore ha avuto la diagnosi di sindrome borderline di personalita’ qualche mese fa. Io non avevo dato molto peso a questo (vivo all’estero) fino a quando una settimana fa ha preso molte medicine tutte insieme, per sbaglio ha detto prima. Mia madre e’ preoccupatissima.Ho cominciato a documentarmi su questa malattia e la descrizione dei sintomi e’ mia sorella: beve, fuma (senza eccedere, li avevo sempre visti come sfida), ha scoppi di rabbia immotivata, fa tragedie per ogni minima cosa, e’ teatrale in ogni atteggiamento, non si e’ mai riuscita a tenrere un’amicizia. Devo dire che all’inizio il mio sentimento prevalente era la rabbia verso di lei che fa passare le pene d’inferno a mia madre, ma certo non si puo’ guarire una patologia psichiatrica con disciplina e fermezza. Mi spiego meglio. Lei ora ha 24 anni, e’ ultima di 5 figli. Due anni fa i miei hanno preso in affidamento due bambini di 2 e 4 anni (dopo averci consultato), e lei li ha sempre trattati come una coetanea, litigando con loro furiosamente, senza rendersi conto della differenza di eta’. Quindi per un periodo siamo stati nove in casa, ma mia sorella maggiore si e’ sposata e mio fratello e’ andato a vivere da sola ( e io all’estero) quindi ora mia madre e’ un po’ sola nell’affrontare questo,senza contare che a mio padre e’ stata diagnosticata circa un anno fa una malattia genetica al fegato, elui sempre irritabile, anzi direi iroso, non e’ certo migliorato per questo.Nel cercare di illustrarle la situazione, devo anche dirle che mia sorella e’ una “sopravvissuta”. Si e’ ammalata di leucemia a 7 anni, ha fatto il trapianto di midollo osseo (da mia sorella maggiore), e dopo cinque anni e’ stata dichiarata guarita. Questo ha fatto si che i miei la viziassero moltissimo (quando era in pericolo di vita ovviamente non pensavano ad essere severi), atteggiamento che e’ continuato anche durante la sua adolescenza. Tutti gli amichetti che aveva fatto all’ospedale sono morti, quindi i miei la trattavano come un miracolo. Lei pero’ e’ cresciuta ingrata, arrabbiata e maleducatissima, abituata al fatto che tutto le fosse dovuto. Non nascondo che secondo me i miei hanno sbagliato a lasciare le briglie sciolte troppo a lungo.Durante la malattia era seguita da una psicologa, ma finita ha voluto smettere. Non voleva mai parlare dei periodo in cui stava male e secondo me lo ha negato per un po’ di tempo. Ora sta rendendosi conto, durante la terapia, che non e’ sempre stata male, che c’e’ stato un prima e un dopo.Arriviamo alle domande, prima che l’annoi troppo:Lei e’ in cura da una psicoterapeuta e da uno psichiatra: possiamo fidarci di loro dato che non ci avevano avvisato del pericolo di suicidio, e come possiamo essere sicuri che stanno facendo un buon lavoro?E’ meglio che vada in un centro residenziale specializzato su questo disturbo, dato che all’ospedale dopo il ricovero ci hanno detto di non lasciarla mai sola?Ci si puo’ parlare con lei di questo argomento? Per esempio, del vuoto che sente dentro, della paura dell’abbandono, della mancanza di senso( tutte cose che ho letto) posso parlarne con lei e darle suggerimenti da sorella, o non si puo’?Quanta possibilita’ c’e’ che ci riprovi?Si puo’ guarire?L’ipnosi darebbe la certezza della guarigione?Le si puo’ dire che quello che fa e’ sbagliato? Voglio dire, senza colpevolizzarla, le si puo’ spiegare che il suo agire ferisce, o no?La ringrazio davvero per la pazienza e il tempo accordatomi.