Buonasera dottore Mi chiamo A., ho 30 anni ma in realtà credo di essere ancora un bambino. Mi sono reso conto di vivere solo con la mente e non con il cuore e il corpo. Ho cercato per anni di definirmi ma a che pro….definirmi come disturbo e credo che posso dire con certezza che è quello in oggetto. Famiglia iper protettiva ma arida e con tanti segreti. Mio papà burattino come me. Ora dopo 4 psicologi forse ho trovato il mio. Le parole non mi servono e lavoriamo con il corpo. In 10 anni sono stato anche da 4 psichiatri.ho preso medicine perché mi dicevano depresso ossessivo ecc. Ma non sentivo niente. Un mio amico mi ha portato in vacanza. Sono arrivato depresso ma la prima sera una ragazza mi ha baciato e poi è stata con me x la vacanza. Questo mi è bastato per non essere più depresso. Volevo chiederle se mi può dare dei consigli e se secondo lei può esserci una terapia farmacologica particolare per me. Grazie. Cordiali saluti
Il dott. M. Titze, psicologo tedesco, propone una visione molto articolata di questa sindrome, al di fuori della usuale attribuzione. Titze ci vuol far intuire è che Pinocchio, è un burattino in mano a genitori egocentrici. Mette in primo piano il senso di vergogna dell’individuo rispetto a sé, che origina dal rapporto fra il bambino e genitori egocentrici. Questo genere di genitori cioè guarda unicamente ai propri bisogni e “impone” al figlio, attraverso una serie di modalità dirette, indirette, dure, morbide, manipolative, ecc., di aderire a questi bisogni, impedendo lo sviluppo della sua personalità e dei suoi bisogni, compresi quelli di socialità extrafamiliari. Si arriva quindi alla sindrome di Pinocchio, come espressione di una gelotofobia, dove il termine greco gelos rimanda a risata, per cui si tratta di individui spaventati fino ad esserne fobici, di essere derisi e ridicolizzati, temono cioè che si rida di loro, vivendo in costante vergogna ed imbarazzo di sé, qualunque cosa accada intorno. Non farmaci però ma psicoterapoa del profondo. La saluto cordialmente. Antonio