Buongiorno, le scrivo perchè vorrei descrivere alcune mie sensazioni che mi perseguitano da tempo e con cui è difficile convivere. Da tempo provo una forte insofferenza nei confronti del paese in cui vivo. Per anni non ho mai voluto spostarmi neanche per gli studi universitari ma adesso le mie percezioni di questo posto son cambiate. Quando vado in giro qui è tutto così monotono, c’è pochissima gente e mai nulla da fare. Il pensiero di frequentare luoghi pubblici tipo palestre o simili mi fa avvertire come un senso di oppressione al petto che mi impedisce di frequentarli. Quindi son sempre giù di morale. Tempo fa ho avuto la fortuna di vivere un’esperienza lavorativa in una grande città e mi è sembrato di rinascere, mi sentivo un’altra, ero anche molto gratificata dal punto di vista professionale anche se mi mancavano gli affetti. Poi son tornata qui, un’opportunità lavorativa che oggi non capita facilmente ma poi di nuovo questo malessere, le lacrime agli occhi, la voglia di urlare, il senso di oppressione e, contro il volere di tutti, ho dovuto lasciare. Il fatto di muovermi in posti desolati mi uccide. Ora son qui a chiedervi un parere, chiedere cosa ne pensate. Io sono disperata, ho un fidanzato da molti anni che amo tantissimo che proprio non intende spostarsi. Io sto cercando soprattutto per lui di adattarmi qui ma proprio non ci riesco. Tutti mi dicono che per lui dovrei adattarmi ma mi sembra d’impazzire all’idea di cristallizare questa situazione. Se dovesse ripresentarsi l’occasione ripartirei velocemente anche se stare male all’idea di allontanarmi da lui e accrescerebbe in me la paura di perderlo. Ma non avrei altra scelta…Cosa mi consiglia? Grazie mille.Saluti
Salve credo che la tendenza ad evadere dal paese e la sensazione di insopportabilità a viverci sembri riferibile ad un vissuto relazionale arcaico che tende ad essere simbolizzato nel luogo di residenza . Anche il fidanzato può essere implicato nella dinamica claustrofobica. In questi casi il consiglio non può porsi utilmente, credo che vada elaborato il conflitto in modo autarchico o con un aiuto esterno, in attesa che il suo inconscio le dia una direttiva in un senso piuttosto che in un altro. La saluto cordialmente. Antonio