A 50 anni sono entrata in menopausa e sono caduta in depressione per l’ennesima volta .Mi trovo vuota e vedo tutto nero attorno a me . La mazzata me l’hanno data i miei due figli che se ne sono andati di casa, a distanza di un anno l’uno dall’altro, per andare a convivere con le rispettive ragazze. Mio marito è carino e premuroso, ma per me è come se non esistesse.Ho assunto in passato farmaci di ogni tipo, quando li prendevo stavo un po’ meglio, poi, quando li interrompevo precipitavo di nuovo. Che potrei fare ora.?
Cara signora, purtroppo la sua lettera ha il pregio della concisività ma, per questo stesso motivo,la mia risposta può soltanto rimanere a livello di dinamiche generali per quanto riguarda la depressione ed essere poco incisiva circa la soggettività riguardante la sua persona. Non trapela per esempio se, oltre alla terapia farmacologica, lei abbia fatto anche una esperienza terapeutica o psicoanalitica le quali, in un disturbo di tipo depressivo, specie iniziale e in una età del soggetto relativamente giovane, possono svolgere un ruolo decisivo. Faccio l’ipotesi che il suo psichismo sia di tipo analitico, cioè tendente a creare rapporti di dipendenza con l’altro e che lei abbia vissuto in questo senso il suo maternage, cioè il rapporto con i suoi figli e , forse, inizialmente, anche quello con suo marito che , invece, attualmente, sembra aver del tutto perduto questa funzione. La menopausa può anche essa svolgere un ruolo nel senso che può essere percepita come l’eclissi della sua identità di donna. Anche il naturale distacco dei figli può essere sperimentato da lei come l’esaurirsi del suo ruolo materno e quindi foriero di dinamiche abbandonico- depressive. Credo, a questo punto, che una buona soluzione potrebbe essere quella di effettuare una psicoterapia psicoanalitica o una ipnoanalisi contando su una sua disponibilità profonda e augurabilmente con uno specialista con cui possa costruirsi un solido legame in cui ella possa rivivere ed elaborare la dimensione transferale del rapporto oggettuale e quindi poter nuovamente guardare al mondo con gli occhi della autonomia e della indipendenza.