Salve, sono un ragazzo di 20 anni. Da poco seguo uno psicologo su prescrizione medica dato che si è verificato un attacco di panico qualche settimana fa; ogni tanto avverto mancanza di lucidità e spossamento. Da piccolo ricordo mi vestirono da bambina e ricordo mi guardai allo specchio; stavo sempre con le bambine con cui stringevo legami affettivi fatti per lo più di estrema dolcezza. A tre anni mi è comparsa una forma di strabismo convergente che intuisco e ho letto che potrebbe derivare da fattori ereditari e “diversità neurocognitive”, così come ho letto che non bisogna sforzarsi più di tanto per evitare gravi conseguenze. Il problema è stato risolto con un delicatissimo intervento chirurgico in tenera età non solo estetico ma funzionale. Per alcuni periodi, soprattutti quelli in cui non sono cimentato nello studio, in cui ho sempre raggiunto ottimi risultati, prima con la maturità classica (100/100) dopo il tentato suicidio di mia madre, lanciatasi dal terzo piano e viva per miracolo, poi due esami all’università, tra cui un esonero e un orale da 30, raggiunto durante la malattia improvvisa di mianni, forsedre, cosicchè mi è saltato un progetto in cui avevo programmato tre esami al fine di darne 6 in due sessioni al fine di raggiungere la borsa di studio. Saltato il progetto, decido di rimettermi in gioco nonostante l’imprevisto, riscontrando scarsa o quasi nulla capacità di concentrazioe e ancora fobia, pur continuando a fare qualcosa senza assimilare quasi nulla, apprendendo che molti notavano il mio stato emotivo basso. Mio padre è morto nella sessione estiva, non hxo dato esami, ancora indietro; dopo la morte di mio padre ho sentito una carica che mi ha fatto preparare due esami pur non avendo la borsa di studio, dunque da pendolare, aiutandomi col computer, studiando non con lo stesso grado di assimilazione, ottenendo un 30L e un 30. Non contano i voti, ma in quelle quattro occasioni ho gioito delle mie prestazioni in materie che mi hanno appassionato. Ho vissuto gli anni del liceo in un paesino, studiando per poi studiare in una grande città con tanta voglia di scoprirmi e di fare esperienze di vita meritandemolo, ottenendo le borse di studio come stavo facendo ma alcuni eventi drammatici mi hanno destabilizzato rendendo duro il mio percorso, arrivando a -2 esami dall’ottenimento della borsa di studio, il che significa non considerarmi parte di un nucleo famigliare economicamente fragile e quindi farmi sentire in colpa. Mi capita spesso di farmi dubbi esistenziali, da cui ad un certo punto me ne distacco. Noto un attaccamento e poi un allontamento dalle cose, dagli affetti, dallo studio, dagli interessi che mi disturba, non una continuità. Non capisco perchè sia così. A parte lo studio non sono mai stato certo dell’identità di genere e del mio orientamento sessuale: una ragazza si era innamorata di me e io l’ho schivata. Mi sono invaghito di un ragazzo eterosessuale ma in una maniera molto ingenua, ho inventato una storia su noi due che poi ho raccontato ed è passata per vera; lui l’ha saputo e questo mi ha causato angoscia. C’è stata l’erezione e il coito con questa ragazza, nulla di affettivo, ho avuto dei rapporti sessuali con ragazzi, con buona dose di empatia. Sento molta rabbia dentro, ho sempre avuta una parte di me ribelle e forte, ma ho paura che possa esplodere in alcuni istinti, pur avendo un buon autocontrollo. Non ho una famiglia agiata che mi permetta di vestire bene, avere degli svaghi e concedermi qualche viaggio. Ogni volta che tralascio la mia parte più forte, anche interventista mi sento depresso. Faccio veramente fatica ad accettare in maniera equilibrata la mia omosessualità, a volte concepita come “vizio”, altre volte, studiando le Arti, sentendomi parte di quella cerchia di storici dell’arte, pensatori e artisti omosessuali che hanno “fatto”, attivamente pensato, non lasciando che il malumore ostacolasse i loro progetti. A volte la vivo ai limiti del transessualismo, idealmente, benchè non credo farò una scelta del genere. Ammetto di essere una persona un po’ fragile ma attraverso il raggiungimento dei miei obiettivi mi faccio una corazza; quando alcuni eventi mi destabilizzano e mi fanno riconoscere tanto fragile, faccio fatica a raggiungere in maniera naturale i miei obiettivi. Mi creda dottore, a Milano, studiando bene e stando con gli altri, per un attimo mi sentivo bene e poi di nuovo ripensando al tentato suicidio di mia madre con la mia sessualità ed identità di genere già difficile da gestire sentivo un malessere asfissiante, perchè è un’idea che a volte ho anch’io, mi capitava anche al liceo, pur avendo ottimi risiltati, riuscendo a controllare una certa rabbia. Soffro molto le possibili conseguenze di certi rapporti relazionali, come quelle che sono capitate due anni fa, che hanno inciso sulla mia reputazione, poichè si è saputo della mia amboguità sessuale nel mio paese e consapevole del fatto che attraverso gli studi potrei avere una buona posizione sociale sento già ansia. Un’ultima cosa: da piccolo, a 5 anni lasciai una lettera in cui annunciavo il mio suicidio e mi mettevo a piangere sotto il letto, poi simulavo ancora il suicidio dal balcone, sempre in età pre-puberale, oltre a disegnare, studiare. Riconosco di avere una personalità un po’ complessa, un’intelligenza che con impegno è brillante,e anche una dose di teatralità, narcisismo e ribellione, che è emersa nei primi anni del liceo durante le manifestazioni. Spesso arrivo a non riconoscermi e mi fitorna in mente quella parte rocambolesca dell’infanzia (lanciavo bottigliette di vetro dal balcone) e ricordo di pensare alla morte sin da piccolo. A volte si torna piccoli e per questo ho paura. Ho fatto teatro, scritto qualcosa, anche qualche canzone e questo mi ha aiutato a vincolare queste mie attitudini ma non riesco a gestire tutto con lo studio, visto che tento a riporre tutti i miei sforzi su singoli obiettivi, altrimenti mi deconcentro. Mi sembrava quasi strano studiare bene e poi concedermi qualche svago stando con gli altri, conoscenti e amici, e successe due anni fa, mantenendo alta la concentrazione, entrando nella routine quotidina senza cadere in eccessive e insensate malinconie. Nonvorrei eliminare del tutto questa vena nostalgico/malinconica, ma quantomeno custodirla per poi scoprirla seriamente attraverso studi specifici o facendo qualcosa di mio che abbia a che fare con la comunicazione, o l’architettura, probabile scelta universitaria. Secondo lei mi conviene staccare con lo studio per un anno, lavorare così da mettere da parte una buona cifra per pagare in parte gli studi da sostenere anche con le borse di studio. Crede che ne possa andare della continuità?