Gentile dott. Miscia,sono una psicologa specializzanda in terapia psicoanalitica, e Le scrivo perchiederle aiuto riguardo un caso da me visto recentemente. Si tratta di unagiovane donna ventenne, con “aspirazioni” anoressiche,e con sintomi ossessividi una certa importanza (contare tutto, comprese le lettere delle paroledell’interlocutore che ha di fronte, e ridurre tutto ad un numero pari,necessità di usare sempre le stesse posate e bicchieri, ordine di puliziapersonale scandito da una rigida sequenzialità e tempi, ecc.). Si tratta di unaragazza brillante, intellettivamente molto dotata e colta,che fa un uso dellaparola quasi “erotizzato” oserei dire, per intendere il sottile piacere chesento provenire da lei nell’utilizzo dei termini + forbiti. E’ tuttaviapalesemente inibita, chiusa ed angosciata(al punto da sembrare quasi autisticain alcuni momenti), e all’età di 13 anni ha ricevuto una diagnosi di epilessiafrontale profonda, che si manifesta con crisi notturne simili ad episodi disonnambulismo per cui prende farmaci quali Tegretol ed un altro di cui nonricordo il nome. Inoltre all’età di quindici anni ha tentato un suicidio condei farmaci ed ha ricevuto una terapia farmacologica a base da Haldol, xanax,cypralex e zyprexa. I suoi genitori sono separati, e la madre è statadiagnosticata come sindrome bipolare.La sua ossessione è quella di arrivare ai 40 kg ora, ma la mia sensazione nonè quella di trovarmi di fronte ad una paziente psicotica così grave come i suoiex farmaci sembrerebbero dire, semmai ad una persona terrorizzata ed angosciatama allo stesso tempo anche parzialmente consapevole. Potrebbe aiutarmi con uncaso così complesso dandomi qualche spunto su cui riflettere? La ringrazioinfinitamente.