Salve dottore,ho 21 anni e mi hanno diagnosticato da una settimana circa il disturbo evitante della personalità. Con il nuovo terapeuta, per quanto abbia fatto solo due sedute, mi trovo bene, mi sento capito, pur sempre con il mio comportamento estremamente impacciato. Mi limito a rispondere quasi sempre con un “Sì” o un “No”, e quasi mai in modo sicuro, me lo ha fatto notare soprattutto lui, che a ogni risposta sembra quasi che io debba pensare se giusta o sbagliata, quindi tentenno, non rispondo mai di getto, quasi fosse un esame, ecco. E non riesco a tranquillizzarmi! La seconda seduta ero pure più teso… Temo s’arrabbi o veda in me qualcosa che non va…Io ho vissuto dai 16 anni con un forte isolamento dal mondo, arrivando a non desiderare più niente dalla vita, rassegnandomi all’idea di una vita solitaria, dove potessi fare le cose da solo. Presto tutto ciò è degenerato. Ho abbandonato la scuola all’inizio dei miei 16 anni, dove poi ho iniziato il mio profondo isolamento dal mondo.Quando mi relaziono con gli altri, non riesco MAI, ma proprio MAI a essere sicuro di me stesso, provo sempre un peso, anche con persone che conosco da una vita (come i parenti). Provo sempre un senso di distacco, mi sento distante da loro e temo di non andare bene. Dopo tutto lo vedo dai loro sguardi che non vado bene… Hanno sempre qualcosa di negativo… Mi faccio proprio schifo… Tutto fa schifo di me, e mi odio, odio me stesso e la mia inettitudine e incapacità cronica. Mi sento inferiore a tutti, a volte persino ad alcuni bambini.Io non so vivere… Non riesco a vivere in questo mondo, è atroce… Non ci faccio parte, sono un alieno…Lei ha mai trattato casi di disturbi come il mio? Se sì, come sono riusciti a migliorare, se sono migliorati? Sa, almeno avere una testimonianza male non mi farebbe… Sono così avvilito, al tempo stesso pieno di sogni, che sento con un devastante pessimismo non s’avvereranno mai (diplomarmi in pianoforte e scrivere romanzi)
Salve , il lato molto positivo è quello che , dopo solo due sedute,lei senta che il suo terapeuta la comprende e che lei nutre fiducia. Il lavoro che sta facendo potrà permetterle un contatto con l’altro sembre più agevole e rinforzare la sua autostima.Certamente ho avuto molti casi assimilabili il suo , ma si ricordi che ogni persona ha una sua soggettività e che anche ogni rapporto terapeuta- paziente è specifico..Quindi potrà attendere la evoluzione del quadro clinico che si svilupperà con la prosecuzione del trattamento terapeutico . La saluto cordialmente. Antonio