Caro dottore, non so se lei si è mai occupato professionalmente dei gemelli, io le voglio parlare della mia situazione di gemello monozigote. Abbiamo 24 anni e viviamo ancora in casa con i genitori. Anche se siamo vissuti nello stesso ambiente, come carattere siamo diversi, io sono più estroverso,lui maggiormente intimista, io portato alle relazioni sociali, lui studioso di filosofia e occupato dei grandi problemi dell’esistenza anche se abbiamo effettuato gli stessi studi e, in passato, le stesse scuole , le stesse classi, gli stessi banchi. Finora abbiamo avuto relazioni con ragazze poco impegnative e ci siamo sempre raccontati tutto, anche i particolari più intimi ridacchiando del fatto che , magari, se uno fosse andato al posto dell’altro nessuna se ne sarebbe accorta e altre facezie del genere. Il problema è sorto quando lui si è, diciamo, fidanzato. La sua ragazza , che inizialmente sembrava un tipino di quelli miti e tranquilli, piano piano ha cominciato con regole, pretese ed esigenze dimostrando anche una forte gelosia nei miei confronti.Ha cercato (e ci sta riuscendo) di separarlo sempre più da me, con il risultato che, ormai, ci vediamo pochissimo. Io ho proprio percepito un abbandono, come se, con lui ne fosse andata una parte di me, ho provato a reagire aumentando il giro delle mie amicizie. Lo strano problema che ora si presenta è che , quando li vedo insieme, mi viene una specie di miniattacco di panico cioè arrossisco divento ansioso e cerco di sottrarmi al contatto. Devo ammettere di provare una forte rabbia e poi mi sembra proprio che lei non sia adeguata, quando ci vediamo con lui glielo dico chiaramente e questo diventa fonte di discussione perciò quando siamo insieme si cerca ambedue di evitare l’argomento .Sì, devo ammettere che non è un gran periodo per me, mi sento solo e anche con i miei amici non sento certo l’intesa che avevo, e che forse in parte ancora ho, con lui non mi compensano abbastanza Ma forse il problema è in me, perché ,a questo punto, penso che lui si sia davvero separato e io no e ne soffro. Lei che ne pensa di questa situazione?
La situazione dei gemelli monozigoti è stata studiata molto in psicologia perché, date le loro caratteristiche genetiche identiche (anche se studi recentissimi stanno dimostrando una differenza anche a quel livello) le peculiarità che li distinguono sembrano imputabili solo alla componente ambientale.Oltre agli studi più prettamente genetici, il tema dei gemelli è stato affrontato anche alla luce della teoria psicoanalitica. Nel 1952, la psicologa statunitense Dorothy Burlingham individuò nelle coppie gemellari la tendenza all´isolamento ed all´opposizione nei confronti degli estranei.E’ possibile che questo avvenga perché l’aggressività all’interno della coppia viene deflessa all’esterno con il meccanismo della “identificazione proiettiva”, venendosi a collocare così il nemico all’esterno della coppia stessa e non all’interno vanificando così il rischio implosivo della invidia verso l´eguale. Indice della chiusura della coppia gemellare verso l’esterno è l’adozione di un un linguaggio segreto detto criptofasico costituito da gesti, borbottii, silenzi significativi, parole inventate e incomprensibili agli altri, espressioni normali che assumono un significato simbolico. Questa manifestazione linguistica, che appare tra i due ed i quattro anni, nel quasi 50% dei casi, può interferire con il normale apprendimento del linguaggio e deve essere quindi scoraggiato il più possibile dai genitori. Un grosso apporto sul tema venne dato dallo psicologo francese Renè Zazzo (Il paradosso dei gemelli 1987).Nel 1972,l´autore si propose di studiare il comportamento dei gemelli in due situazioni particolari: la situazione-vetro in cui il bambino guardava attraverso un vetro il co-gemello identico, e la situazione-specchio in cui invece guardava la propria immagine riflessa. Quello che emerse dai suoi studi è che tra i fattori che determinano le caratteristiche psicologiche dei gemelli un ruolo decisivo è svolto dalla vita di coppia. Il paradosso dei gemelli consiste nel fatto che grazie all’effetto–coppia come fattore strutturante nella crescita psichica, possiamo notare che sono molto più simili gemelli monozigoti allevati in ambienti diversi che non quelli allevati nello stesso ambiente. Dato che la situazione di gemellarità è fortemente critica per quanto riguarda l’assunzione di una propria identità, gli studiosi di psiche sono particolarmente solleciti nel consigliare ai genitori una precoce differenziazione dei due figli, dal tipo di abbigliamento alla frequentazione di ambienti che dovrebbero essere auspicabilmente non sovrapponibili fin dalle prime frequentazioni scolastiche. Tutto ciò non mi sembra essere avvenuto nel suo caso e questo può essere stato un fattore importante nella difficoltà di reperire una propria identità.. Le differenze psichiche tra di voi, a cui lei fa cenno, possono essere attribuibili sia al gioco delle identicazioni e disidentificazioni con le figure di riferimento(il gemello preferito dal babbo o dalla mamma) sia all’effetto- coppia e questi due fattori possono interagire con modalità complesse e assolutamente specifiche. Sembra, da quanto lei scrive, che suo fratello si sia già incamminato sulla strada della separazione che,invece, lei fatica ad accettare e che si possa pensare che quei sintomi di tipo fobico che sperimenta in presenza dei due siano dovuti ad una ostilità parzialmente rimossa(in parte la percepisce coscientemente) nei confronti di ambedue, soprattutto della ragazza ai suoi occhi inadeguata (ma potrebbe mai esserlo?). Ella raccoglie il suo rancore direttamente perché è colei che le ha rubato il fratello ma riceve anche indirettamente, per spostamento,l’ostilità inconsciamente indirizzata al suo gemello e canalizzata su di lei. Credo che sarebbe opportuno nel suo caso un lavoro in profondità da effettuare con strumenti ipnotici, psicoanalitici o ipnoanalitici, con scelte che possono essere valutate dopo un contatto diretto, in presenza ovviamente del riscontro di una sua valida disponibilità e di capacità soddisfacente di insight.