Ho 45 anni e mi sono da poco trasferita da un paese del meridione in uno del centro-nord d’Italia. E’ stata una scelta convinta e non indotta e l’impatto iniziale e’ stato positivo,ma dopo un mese ho cominciato a stare malissimo, a sentirmi estranea come se vivessi sulla luna ed a provare il rifiuto ad uscire di casa , pena un forte senso di nausea anche se esco lo stesso ,dovendo andare a lavoro. La goccia che ha fatto traboccare il vaso e’ stata la NEBBIA che non avevo MAI visto e che mi ha fatto provare una sensazione di morte e il terrore di uscire di casa e non vedere , se non perdermi!!!!E’ stato terribile ed ora ho paura di svegliarmi, di ammalarmi di depressione ( non ne ho ami sofferto), di non ambientarmi mai e poi mai, di poter diventare come la gente del posto che non mi piace per niente, di non sopportare una temperatura piu’ bassa di 10 gradi rispetto a quella cui ero abituata.Le preciso che sono sempre stata nictofobica, ha qualcosa a che fare con la nebbia?Cosa posso e/o devo fare? E’ un problema che, a suo parere, potra’ risolversi? La prego di rispondermi al piu’ presto : Grazie
Al di là della nosografia fobico o depressiva centrerei l’attenzione sulla sua problematica profonda. Credo che essa sia incentrata sul distacco dal suo paese di origine che era ed è carico di valenze simboliche profondamente materne protettive e rassicuranti espresse nelle sue varie forme( paesaggio condizioni climatiche …).All’inizio questo distacco , per breve periodo, è stato compensato poi sono comparse angosce di vuoto , abbandoniche e di morte con valenze agorafobiche. La nictofobia è una angoscia dell’oscurità notturna e quindi può avere origini psichiche comuni all’ansia che le genera la nebbia (nebulafobia) in quanto in ambedue i casi il soggetto è angosciato dal non poter vedere, dal sentirsi chiuso e impossibilitato al contatto, possibile preda di una dinamica con valenze claustrofobiche. Le motivazioni psichiche profonde che sono alla base di queste problematiche andrebbero affrontate tramite un lavoro di esplorazione psicoanalitica che coinvolga i primi rapporti da lei vissuti con le figure di riferimento, svolto nell’ambito di una relazione significativamente collaborativa con uno psicoanalista che raccolga la sua piena fiducia ,con il quale poter svolgere questo percorso che si snoda dai primi momenti della sua esistenza fino ad oggi. Solo così, rimuovendo cioè i conflitti inconsci, le sue problematiche potranno essere pienamente comprese ed elaborate. La saluto cordialmente. Antonio