Ho 70 anni. Parto dalla mia età perchè, sinceramente, non so come iniziare a raccontare la mia storia…non è semplice, per me, ma ci proverò e spero di riuscire a non essere troppo prolissa e, di conseguenza, noiosa. Inizio dalla mia infanzia, in parte felice e gioiosa e, in parte,angosciata per mia madre da quando mi sono resa conto che mio padre non la rispettava,ma la offendeva verbalmente e la usava, come avrebbe fatto, anche se ingiustamente, con una donna di servizio. Fin da piccola quindi, ho iniziato a “proteggerla”, dato che lei non si ribellava mai e si chiudeva in un silenzio che lei giustificava così: “se io reagissi, prenderei le botte” e forse aveva ragione. Mio padre era geloso di lei, perchè superiore a lui di “testa” e questo lo autorizzava ad essere aggressivo per dimostrarsi più forte, più uomo…Ho un fratello più grande di quattro anni e in casa, è sempre stato considerato il classico figlio maschio, più bravo, più intelligente.Alle elementari era il primo della classe, ma lo ero anch’io. Non era rilevante però che anch’io lo fossi, perchè gli unici complimenti per me,erano: “è una bella bimba, molto carina”, ma mai “è brava”…Ho sofferto tanto per questo, pur ammirando mio fratello e volendogli un mare di bene. Non sono stata mai gelosa di lui. Mi faceva male però non sentirmi considerata. Se prima ero una bambina solare, alle scuole medie sono stata un disastro, di una timidezza spaventosa. Mi sono sentita inadeguata e il rendimento scolastico appena sufficiente. Ho avuto problemi poi con il lavoro, per l’esattezza con i vari titolari di aziende, che puntualmente non mi rispettavano e l’unica difesa, per me, era venirmene via e cercare sempre di meglio. A 19 anni però, mi ritrovo una mattina alla fermata dell’autobus ed è come se la sentissi nemica, avevo paura di salire,paura della gente che avrebbe notato la mia paura e da lì, un sacco di pensieri negativi che mi facevano “precipitare” in un abisso…Il vero calvario ha avuto inizio. Sono rimasta a casa per 3 lunghi anni per paura di uscire e venivo tacciata come chi non aveva voglia di lavorare, e stavo sempre peggio. Ho provato a reagire con tanta fatica sempre da sola, e mi sono trovata un impiego. Tra una caduta e l’altra, avevo spiegato il mio problema e sembravano aver capito.Mi sono data da fare, studiando da sola, per dare una qualifica superiore al mio lavoro, dato che la scuola non era stata sufficiente per una buona preparazione, e sono riuscita a rendermi autonoma e molto capace per poter gestire da sola un’azienda di importanza rilevante. Questo mi ha fatto sentire bene e soprattutto gratificata.A 50 anni,quando si sono presentati i problemi di salute dei miei genitori però, non ho esitato un attimo a dedicarmi a loro per 20 anni e, con il lavoro a domicilio, mi è stato possibile conciliare tutto. La paura di cadere sembrava essersi allontanata, per poi ripresentarsi da qualche mese, dopo aver perso la mamma un anno fa’. Mia madre era diventata il mio unico punto di riferimento e, anche se aveva bisogno di me per tutto, il nostro legame era talmente forte da non sentirmi quasi più capace, adesso, di affrontare la vita da sola. Sento solo un grande vuoto e la fobia mi si è ripresentata, purtroppo, e ho paura di non saperla gestire, specialmente a questa età. Mi sento sola, sono sola, la vita sentimentale è stata un disastro su tutti i fronti e in questi ultimi venti anni mi sono concentrata sui problemi di casa, su come accudire i miei genitori allettati per anni, e sul mio lavoro. Mi sento sicura solo alla guida della mia auto, (ma vorrei poter entrare in auto anche in un supermercato…) perchè la mia fragilità si manifesta soprattutto quando cammino, tra la gente…
Cara signora lei parla di paura di cadere, che potrebbe essere anche definibile come paura di precipitare in un abisso, perdere il controllo, ma essere anche risucchiata nel vuoto , diventare il niente, dissolversi….. Il suo legame con i genitori è stato fondamentale, soprattutto con sua madre, e la loro perdita rende più marcata la agorafobia e sociofobia, che peraltro si sono presentate già nella sua adolescenza, per cui attualmente riesce a trovare una forma di rassicurazione solo nell’involucro protettivo, a simbolizzazione materna, che è la sua auto che svolge la funzione che ha anche la sua casa.Credo che, attualmente, lei possa trovare una pacificazione attraverso una meditazione profonda e consapevole che le potrà permettere di trovare un rifugio all’interno del proprio sè dandole quel contenitore a forte valenza rassicurativa dandole pace e serenità. La saluto cordialmente. Antonio