Sono in uno stato di angoscia che dura ormai da tempo. Sei mesi fa ho lasciato il mio fidanzato ma lui non si è mai rassegnato al fatto di dovermi perdere e da allora è cominciata una vera e propria persecuzione fatta di sms, telefonate notturne, appostamenti che mi hanno reso la vita progressivamente impossibile. Ma come ho fatto a stare insieme ad uno così, mi chiedo. Eppure l’avesse visto , sembrava carino affettuoso , anche se di un geloso e possessivo a livello direi quasi paranoico. Non l’ho ancora denunciato , mi dice che mi ama, che non può fare a meno di me, che anche io lo amo anche se non glielo dico, come faccio a uscire da questo stato di sofferenza? Ma cosa hanno queste persone di malato dentro il cervello?
Inseguimento, molestia e persecuzione possono manifestarsi sotto innumerevoli forme. Esse possono essere qualcosa di sporadico oppure possono essere insistenti manifestazioni di un fenomeno psicologico e sociale conosciuto soprattutto con il nome di “stalking” , ma chiamato anche “sindrome del molestatore assillante”, “inseguimento ossessivo” o anche “obsessional following”. In inglese,“stalking”significa appostarsi,stolker significa “cacciatore, predatore”.Egli fa la posta alla sua vittima cioè l’aspetta, l’insegue, raccoglie informazioni su di lei e sui suoi movimenti. Lo“stalker” può essere una persona conosciuta con cui si aveva qualche tipo di relazione, ma anche uno sconosciuto con cui ci si è scontrati anche solo per caso, magari per motivi di lavoro. Alcuni comportamenti come telefonate, sms, e-mail, “visite a sorpresa” e perfino l’invio di fiori o regali, possono trasformarsi in vere e proprie forme di persecuzione in grado di limitare la libertà di una persona e di violare la sua privacy e infine di terrorizzarla. L’attore della molestia che agisce nei confronti di una persona che è designata come vittima è un manipolatore relazionale.Il suo comportamento persecutorio è fondato su una situazione di rapportore reale oppure parzialmente o totalmente immaginata (in base alla personalità di partenza e al livello di contatto con la realtà mantenuto). I comportamenti , scatenati dall’odio o dal rancore nei confronti dell´oggetto possono essere o comunicazioni intrusive, con l’ausilio di strumenti come telefono, lettere, sms, e-mail o perfino graffiti o murales oppure contatti che possono essere attuati sia attraverso un controllo diretto, quali ad esempio pedinare o sorvegliare, che mediante un confronto diretto,quali visite sotto casa o sul posto di lavoro, minacce o aggressioni. La coazione, che connota il comportamento di stalking, ha fatto ipotizzare che tale problema fosse una forma di psicopatologia più impulsiva che compulsiva. Infatti i disturbi psicopatologici ossessivi sono connotati da vissuti egodistonici relativi ai comportamenti attuati cioè da un malessere provocato dalle idee, dai pensieri, dalle immagini mentali e dagli impulsi ossessivi legati alla persecuzione. Questi vissuti di disagio e di intrusione in realtà non risultano presenti in genere negli stalkers che, al contrario, tendono perfino a trarre piacere proprio nel vedere la vittima terrorizzata dalla persecuzione. In altri casi, per fortuna minoritari, nello stalker sono presenti veri e propri disturbi psicotici con possibilità di passaggio all’atto. Molte persone che subiscono molestie assillanti sono donne di un’età più frequentemente compresa tra i 18 e i 24 anni. Tuttavia, alcuni tipi di persecuzioni, quali ad esempio quelle legate al risentimento o alla paura di perdere la relazione che nasce dall’essere respinti, sono rivolte principalmente a donne tra i 35 e i 44 anni. Alcuni studi sul fenomeno in esame hanno mostrato dei risultati interessanti che servono a riflettere ulteriormente sulle caratteristiche delle vittime di stalking e sull’importanza della relazione che, spesso, solo nella mente dello stalker, si instaura con tutta la capacità di influenza che può esercitare una relazione reale. A questo proposito si è riscontrato che esiste una “categoria sociale a rischio di stalking” rappresentata da tutti gli appartenenti alle cosiddette “professioni d’aiuto”, vale a dire i medici, gli psicologi, gli infermieri e ogni altra sorta di “helpers”. Questi professionisti entrano in contatto con bisogni profondi di aiuto delle persone e possono facilmente divenire vittime di proiezioni, di affetti e relazioni interiorizzate; lo stalking diventa una domanda di attenzione o una ricerca di vendetta per l’attribuzione di responsabilità sulla salute o sulla vita propria o dei propri cari. Vediamo cosa è opportuno fare in questi casi. Innanzitutto, inutile rimuovere o negare il problema. Spesso, dal momento che nessuno vuole considerarsi una “vittima”, si tende a evitare di riconoscersi in pericolo, finendo per sottovalutare il rischio e aiutando così lo stalker. Il primo passo è allora sempre quello di riconoscere il problema evitando di negarlo o rimuoverlo.Se la molestia consiste nella richiesta di iniziare o ristabilire una relazione indesiderata, è necessario essere fermi nel “dire di no” una sola volta e in modo chiaro. Altri sforzi di convincere il proprio persecutore insistente, comprese improvvisate interpretazioni psicologiche che lo/la additano come bisognoso di aiuto e di cure, saranno lette come reazioni ai suoi comportamenti e quindi rappresenteranno dei rinforzi, in quanto attenzioni. Bisogna evitare però anche di dargli frustrazioni eccessive come la restituzione di un regalo non gradito, una telefonata di rabbia o una risposta negativa ad una lettera che sono anche questi segnali di attenzione che rinforzano lo stalking. Purtroppo spesso, soprattutto per via delle attuali norme giuridiche che limitano gli interventi di prevenzione delle situazioni di emergenza, i comportamenti di stalking possono essere protratti a lungo con conseguenze psicologiche negative per la vittima,che rischia di conservare a lungo delle vere e proprie ferite. Le conseguenze dello stalking infatti, per chi lo subisce, sono spesso diverse e si trascinano per molto tempo cronicizzandosi. In base al tipo di atti subiti e alle emozioni sperimentate possono determinarsi stati d’ansia fino a veri e propri quadri di Disturbo Post Traumatico da Stress. E’ quindi per lei importante in questo momento trovare un sostegno che possa svolgere un ruolo protettivo nei suoi confronti perché la situazione che sta subendo può attivare dinamiche psichiche più o meno marcate in relazione alla solidità del suo io e avere quindi sbocchi sintomatologici più o meno evidenti.