Salve dottore mi chiamo Daniele ed ho 40 anni. Da quel che ricordo nella mia vita sono sempre stato un indeciso e insicuro, ho una personalità sensibile, gentile,malinconica. Sono sempre stato un solitario pochi amici e si lo ammetto nessuna relazione con l’altro sesso a causa della più tremenda delle mie fobie; il rifiuto,ma soprattutto la paura di aprirmi e affidarmi, esternare i miei sentimenti dei quali purtroppo non ho mai ben chiara certezza. Sono una persona razionale che cerca di tenere tutto sotto controllo; temendo la perdita dello stesso. Nel tentativo di gestire i sentimenti anche quelli che implicano un totale abbandono e trasporto risulto essere artificiale e rigido, intimorito e indisposto ad accettare qualsiasi tipo di relazione che possa essere più approfondita temendo di non aver nulla da offrire alla partner. La Mia autostima è da sempre molto bassa e la scarsa considerazione di me c’è delle mie potenzialità ha influenzato tutte le mie scelte o non scelte di vita. Ho problemi di coerenza persino tra cio che oenso, ciò che dico o che faccio. Ho provato a coltivare interessi di varia natura tuttavia con scarsa se non addirittura nessuna convinzione. Ho praticanente lasciato tutto a metà come un bambino che si annoia dopo aver ricevuto un nuovo giocattolo. Trovo sempre scuse per lasciare tutto, ma non do la colpa agli altri o alla società in genere. Tendo ad addossarmi tutte le colpe, sono molto severo con me stesso pur conscio del fatto che gli altri non lo sarebbero poi in maniera così drastica. Negli anni per poter affrontare in maniera un pochino più serena il malessere dovuto alla mia situazione ho eretto muri e barriere per difendermi dagli altri; colleghi o donne in genere. Ormai da anni recito un copione ben collaudato che tuttavia va in pezzi giorno dopo giorno lasciando trasparire ciò che sono davvero. Non si può passare tutta la vita a mentire a se stessi e a coloro che ci si avvicinano, non si può alimentare un eterno conflitto tra l’idealizazione di ciò che si vorrebbe essere e lo sconforto nel rendersi conto di ciò che si è. E così per quieto vivere ho semplicemente evitato tutto e tutti. Mi limito ad avere rapporti sociali superficiali e sporadici; difficilmente compio scelte che possano cambiare radicalmente la mia vita, in realtà il cambiamento mi provoca stati di ansia e desiderio di fuga. Vivo ancora in famiglia, di cui non posso lamentarmi i miei genitori sono stati un buon mix di attenzioni e concessione dei giusti spazi per farmi maturare. Non li ritengo responsabili delle mie fragilità, del mio essere troppo sensibile, dell’aeroporto la lacrima facile o di non essere capace di sfogare la rabbia o di rivendicare le mie ragioni quando le ho. Sono troppo accondiscendete, raramente mi oppongono e se lo faccio mai con la dovuta forza o convinzione. In sintesi mi ritengo un pavido e dunque per quale motivo una persona dovrebbe essere interessata a frequentare un tizio come me che sfugge ad ogni responsabilità, che non ama parlare di sé in quanto non ritiene di aver nulla da raccontare, una persona senza un trascorso, senza esperienza di nessun tipo…eppure finché le cose rimangono sul piano della conoscenza superficiale mi riferisco al sesso opposto tali problemi, ansie, paure e inibizioni non si presentano. Non sono un approcciatore, mi b sento impacciato e fuori luogo, ma se mi introducono una situazione cerco di stabilire un contatto. Apparentemente sono tranquillo e rilassato, padrone della situazione ma quando si verifica un avvicinamento e forse anche un interesse ecco che tutto cambia in peggio ovviamente. Vengo assalitilo da una sensazione di profonda angoscia che non si placa ma che si alimenta ora dopo ora è giorno dopo giorno. Mi sono dilungato enormemente e me ne scuso, prima di salutarla volevo ricordarle che da ottobre 2014 sono in analisi da un suo collega, ma sto cercando anche il suo parere da esperto per poter valutare il da farsi. La ringrazio e attendo sue risposte