Gentile Dottore,
sono una donna di quarantun anni, con un compagno e un figlio di sei.
Durante gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza ho vissuto in uno stato di un forte “deficit da accudimento” e nella pressochè totale assenza di “contenimento emotivo”… solitudine, scarsa comprensione e irrilevanza.
E’quello che io sento, più che ciò che ricordo.
Questa mancanza di guida/feedback (aggravatasi più tardi dalla morte di mio padre, durante la giovinezza – 23 anni) mi ha resa vittima per molti anni di emozioni, sensi di colpa e di una visione della realtà il più delle volte alterata, fatta di mie proiezioni.
Mia madre- personalità narcisista, immatura, amorale e talvolta sadica – mi ha sempre remato contro, danneggiandomi a vari livelli in maniera più o meno consapevole.
Ne sono uscita con le mie forze, grazie alla pratica meditativa denominata “samatha vipassana”, che mi ha consentito di sviluppare un buon livello di amore, empatia, calma concentrata e capacità di autoinvestigazione non giudicante. Buono soprattutto tenendo conto dei punti di partenza!
Accanto al lavoro individuale, la presenza del mio compagno ha accellerato moltissimo tale processo di “recupero e completamento”.
Importanti sono state poi alcune figure amicali e di riferimento filosofico- spirituale, l’impegno nel lavoro, gli interessi personali (cinema, scrittura, attività sportive).
Tuttavia ci sono intere epoche della mia vita che non ricordo – presumo per mancata autocoscienza mentale ed emotiva (del resto: come fa la memoria a prodursi e conservarsi se non vi è attenzione interna/esterna?), dovuta al mio essere assorbita allora da un quasi perenne disagio.
Mi chiedevo se l’ipnosi regressiva possa essere utile a farmi recuperare questa falda di passato colata a picco, la cui assenza mi destabilizza sul piano dell’identità personale.
O forse dovrei andare avanti ed essere felice così?
Un cordiale saluto,
Caterina
cati.pv@gmail.com