Sono un uomo, ormai trentenne,la cui esistenza è improntata dall´ansia. Tutto mi crea una preoccupazione esagerata, come fossi sempre all´erta, vivo nel disordine,metto una certa cosa in un dato posto e me ne dimentico perchè, secondo me, non faccio abbastanza attenzione a ciò che faccio. E´ come se mi mancasse uno spazio interno di riflessività,di pensiero, mentre ho l´angoscia del voler fare,il più possibile, per cui le cose si accavallano le une alle altre e finisco per farle a metà.Per fortuna ho accanto una compagna che è tutto il contrario di me e quando sto con lei mi sento più rilassato, anche se certe doti di calma e ponderatezza vorrei acquisirle dentro di me.I tranquillanti li ho sempre evitati come la peste e riesco a trovare dei momenti piacevoli quando faccio attività fisica, corsa soprattutto.Penso di esserne diventato dipendente, mi hanno detto che si attivano le endorfine, credo siano delle morfine prodotte dal nostro organismo.Per trovare un pò di pace mi hanno suggerito la meditazione, lei che è esperto di ipnosi e psicoanalisi, che ne pensa ?
L´ipnosi e la meditazione hanno , nella loro espressione tecnica, molti punti in comune.Prima volevo comunicarle qualche riflessione sull´ipnosi. Le due tecniche ipnotiche principali praticate, quella classica diretta e quella eriksoniana indiretta, utilizzino sostanzialmente gli stessi meccanismi nella creazione della induzione. Nella ipnosi classica diretta, la concentrazione del soggetto è inizialmente indirizzata verso una fonte esterna,subito dopo, però, l’attenzione viene spostata su sensazioni corporee di pesantezza, rilasciamento muscolare e ritmo respiratorio. Successivamente le suggestioni impartite riguardanti il sollevamento o l’abbassamento del braccio, il blocco delle dita l’avvicinamento o l’allontanamento delle mani o altre, utilizzano l’elemento corporeità, con un meccanismo induttivo di feedback. Nella ipnosi eriksoniana indiretta, è sempre l’elemento percettivo il primum movens in quanto, in luogo dell’oggetto esterno della tecnica classica , l’attenzione è, da parte dell’ipnoterapeuta, focalizzata su asserzioni verificabili di tipo percettivo orientate verso il mondo esterno di tipo termico(caldo-freddo), acustico (silenzio, rumori, voce dell’analista ), tattile (percezioni del corpo o di parti di esso sul lettino ) etc. Anche in questo caso, successivamente, il baricentro viene spostato dal dato percettivo al dato somatico- cenestesico. D’altra parte, il verificarsi della ipnosi spontanea suggerisce l’ipotesi che un altro fattore importante nella genesi del fenomeno della trance possa essere anche uno spostamento d’accento dalle rappresentazioni mentali presenti al momento, a un “qualcosa” di diverso. Questo “qualcosa” può essere qualsiasi evento o immagine in grado di attrarre l’attenzione del soggetto, cioè di distrarlo dai pensieri abituali, creando uno stato di scissione. L’ipnosi consiste semplicemente nella messa in atto di un processo operativo che miri alla creazione della trance, che sia cioè una” distrazione guidata magica” e non affidata alla estemporaneità degli eventi. Quindi, riassumendo,si vede come, in ambedue le tecniche, dopo un suggerimento iniziale percettivo, nella creazione della stato ipnotico vi sia un convogliamento energetico a livello della corporeità. Una volta ottenuto il rilassamento somatico, le energie vengono poi mobilitate verso rappresentazioni mentali che, per via regressiva, vengono sovrainvestite.La guida dell’ipnoterapeuta , avendo egli avuto cura di conoscere preventivamente le caratteristiche del soggetto, lo condurrà su percorsi a lui consoni, con sollecitazioni e valutazioni che possano, eventualmente, anche agire a rinforzo dell’io. La realizzazione della trance si svolge quindi nella direzione del percorso percezione-cenestesi–mentalizzazione cioè seguendo la direzionalità corpo-mente. La meditazione buddhista comporta due strategie dell´attenzione distinte, le pratiche di concentrazione e quelle successive di presenza mentale e visione profonda. Le pratiche di concentrazione, in analogia con gli stati ipnotici, sottolineano la capacità della mente di restare fissa su un singolo oggetto, come il respiro o un suono per periodi tempo prolungati fino al raggiungimento della trance.La psicoanalisi ritiene che lo stato di trance sia la ripetizione dell´esperienza psichica del bambino durante l´unione simbiotica con la madre, nella fase dell´onnipotenza narcisistica, in cui egli non distingue tra sè e mondo esterno e siverifica un´unione tra io e ideale dell´io. E´quello che il poeta francese Romain Rolland definisce come “sentimento oceanico” collegabile al sentimento di spiritualità,di religiosità, al senso di eternità.E´ possibile pensare che derivati degli stati mentali simbiotici siano anche gli stati di estasi, di misticismo e lo stesso innamoramento per un altro essere umano.Nella meditazione buddista, a differenza di quella induista le cui pratiche si fermano alla fase della concentrazione, alla concentrazione , come chiarisce Goleman, subentra la fase della presenza mentale e della visione profonda: questi stati psichici possono avere valenze destabilizzanti e indurre stati di frammentazione e angoscia in quanto comportano una dissoluzione dello stato di autocoscienza e di disgregamento delle strutture egoiche con la sola conservazione dell´io osservante. Pertanto, se non esiste un sè coeso, come si verifica ad esempio nelle patologie narcisistiche, arrivare a tale livello meditativo può comportare margini di rischio regressivo marcato.Perciò, anche se la sua situazione sembra, dal modo in cui lei la descrive, fornire rassicurazioni a riguardo, le consiglierei di rinforzare il sè attraverso un buon lavoro psicoanalitico prima di intraprendere pratiche meditative che, invece,successivamente,quando l´io è diventato coeso e sono state elaborate le tematiche edipiche, narcisistiche allorchè il soggetto ha sviluppato una solida identità e un adeguato senso del sè possono fornire esperienze mentali molto gratificanti.