Caro dottore,sono un professionista abbastanza affermato, vivo nell´hinterland fiorentino.Ho 56 anni e le scrivo per esporle questo problema. La mia vita, per fortuna, mi ha risparmiato traumi importanti,anzi, senza reticenze, posso dire di aver avuto molte soddisfazioni e anche la salute per ora mi assiste.Ho due figli grandi che non hanno mai dato problemi, ambedue laureati. Sono sposato ormai da trenta anni e tra me e mia moglie penso ci sia un rapporto fondamentalmente solido, anche se ,certo, la passione appartiene ormai al passato.Vengo al dunque. Da circa un anno noto una fatica progressiva nel vivere,i miei sonni non sono tranquilli,anche socializzare per me non è più così divertente. La sera mi addormento abbastanza presto come se avessi le pile scariche,non prima di aver notato però davanti allo specchio come il mio corpo si stia progressivamente allentando.Credo che la mia sia una età in cui si tirano le somme e si guarda ormai alle spalle più che davanti. A mente fredda devo riconoscere che il bilancio della mia esistenza è più che lusinghiero ma tutto ciò non si ripercuote a livello emotivo: mi sento inappagato, come se mancasse un qualcosa di davvero soddisfacente. il medico mi ha proposto una terapia antidepressiva ma io non la voglio perchè non mi sento un depresso ma allora di che si tratta?Le porgo i miei distinti saluti. F.R.
La problematica esposta è molto attuale e complessa e inquadrabile tra le cosiddette “depressioni esistenziali” (vedi al paragrafo depressioni) perchè, a differenza del classico quadro depressivo, alla sua base sono spesso inincisivi, a livello profondo,tendenze al senso di colpa e non si trova tracce evidenti di valenze autosvalutative o carenze di autostima. E’ quindi molto importante, per lo specialista, entrare in contatto empatico con la persona, per comprenderla profondamente ed evitare il rischio di medicalizzare il disturbo, resistendo all´impulso di liquidarlo sbrigativamente con trattamenti farmacologici. Sarebbe interessante, per una valutazione più specifica del problema, comprendere se, nel soggetto, negli anni pregressi, esistesse già, come probabile, una tendenza ad entrare in contatto con la vacuità esistenziale e che questa non fosse magari dissimulata da un energia vitale, in quel periodo più prorompente perchè corroborata dalla spinta biologica. E’ possibile pensare che la componente libidica venisse anche sollecitata dal presentarsi di scelte decisionali che veicolano cambiamenti importanti,sia nel campo lavorativo, riguardanti la carriera, che relazionale (matrimonio, convivenza, procreazione, divorzio etc), che sono proprie di certe fasi del percorso vitale. Alla sua età, intendo, può sembrare che l´ esistere abbia un percorso già chiaramente delineato e che quelle che si presentavano in passato come opzioni di scelta abbiano uno spazio ormai limitato. E’ possibile, d’altra parte, pensare che questa problematica abbia nel soggetto una incisività particolare in assonanza con certe caratteristiche di personalità che sarebbe importante conoscere e valutare, per esempio una riluttanza ad accettare un maggior gradiente di passività che può dover essere accettato in certe momenti esistenziali e che, nella persona, può evocare più facilmente fantasie di deterioramento (vedi anche osservazione del corpo che invecchia) a causa di un livello di simbolismo di angoscia di morte esteso. Questa dinamica potrebbe contribuire a sollecitare una sensibilità particolare nel momento in cui vengono meno situazioni o apporti relazionali che avevano precedentemente garantito un contributo narcisistico e supportivo dell’io. Di conseguenza solo un disvelamento delle tematiche profonde, con lavoro psicoanalitico, può consentire di comprendere quali siano le determinanti in questione per mettere a sua disposizione la conoscenza delle tendenze e delle caratteristiche specifiche che possano aver influito, e giocare attualmente, un ruolo incisivo nel verificarsi delle problematiche esposte.