Mia figlia che è da poco entrata in pubertà (14 anni) mi sta preoccupando molto . Da qualche tempo la vedevo depressa, giù di umore, ma non mi voleva dire niente sul perché. Circa un mese fa l’ho sentita piangere in camera , sono entrata e lei mi ha detto, in lacrime, che pensa che le piacciono le ragazzine e perciò si trova a disagio con le sue coetanee che parlano sempre di ragazzi Mi ha anche detto che quando vede qualche telefilm in cui due donne si baciano sente un grande turbamento, mentre le scene di amore tra un uomo e una donna la lasciano del tutto indifferente. Ho cercato di sdrammatizzare dicendole che alla sua età la sessualità è qualcosa di indefinito, che , qualsiasi fosse la situazione io e suo padre l’avremmo sempre amata, ma si può immaginare come mi sentissi dentro. Mi può dire qualcosa , non ci capisco più niente è nostra la colpa? Siamo stati genitori sempre presenti, forse un po’ apprensivi, ma è un fatto genetico o cosa?
E’ necessario formulare alcune idee circa lo sviluppo dell’identità di genere nel bambino. Agli inizi il neonato non è in grado di distinguere tra sé e il mondo esterno, passo che viene compiuto con lo sviluppo della percezione e del pensiero; il bambino può così differenziare tra il me e il non me. Possiamo considerare questo come l’inizio della identità di base, che tuttavia non ha in alcun modo una connotazione di genere o sessuale fino a quando il bambino non diviene cosciente delle differenze tra i sessi. Ciò sembra avvenire in virtù di tre fattori: 1) consapevolezza delle proprie strutture anatomico- fisiologiche, ciò comprenderebbe le sensazioni sessuali e il rendersi conto della esistenza di oggetti con genitali diversi. 2) le figure parentali e sociali che etichettano il bambino in conformità con le sue strutture sessuali e gli altri in conformità con le loro. 3) una forza biologica che sembra essere presente fin dalla nascita e che può essere decisiva nello spingere un bambino nella direzione di un sesso particolare. Riferendosi al problema in essere, dato che il primo oggetto di ogni essere umano è la madre, tutte le donne, al contrario degli uomini,hanno avuto un attaccamento primario omosessuale che può essere rivissuto se l’eterosessualità normale è bloccata. Questo può avvenire fondamentalmente per due ragioni: o si tratta di un vissuto relativo ad un rapporto ostile con la imago materna che può essere: 1)attuata tramite ipercompensazione con un meccanismo reattivo “ non è vero che la odio, io la amo io amo le donne”. 2) tramite una identificazione inconscia ambivalente con la madre attraverso la ricerca da parte di una donna di quell’amore che non si è ricevuto, aspirando a vivere con la partner contemporaneamente un ruolo di figlia amata nel ricevere amore da lei ,e di madre buona identificandosi in lei: è come se la ragazza dicesse “guarda, mamma, come avrei voluto che tu fossi e come avrei voluto essere trattata da te” con meccanismo narcisistico ben diverso dalla identificazione benevola con la madre che porta alla eterosessualità. Inoltre il rapporto cattivo con il seno può essere trasferito sul membro maschile che è rifiutato perché inconsciamente odiato. Anche il padre gioca spesso un ruolo come figura disilludente perché debole o frustrante o rifiutante e non dà alla figlia la possibilità di coltivare un amore nei suoi confronti . Si può verificare così una identificazione ostile con lui creandosi così quelle situazioni per cui l’omosessuale femmina si comporta con le ragazze come avrebbe desiderato che il padre si comportasse con lei. Come vede il problema dinamico è complesso e variegato ma ,da quello che le ho detto,si può desumere come per un adolescente la scoperta di impulsi omosessuali può creare dei veri e propri stati di panico in quanto viene ad essere messa in crisi la sessualità che,in quella fase, significa identità e si possono avere stati di vera depersonalizzazione. Non sopravvaluterei quanto sta accadendo a sua figlia nel senso che le angosce di cui soffre non possono essere messe in relazione ad un orientamento sessuale definitivo. Certamente un vostro atteggiamento educativo liberatorio e non repressivo può essere favorevole, poi, quando sua figlia sarà entrata in una fase anagrafica di scelte sessuali più orientate e definitive,si potrà pensare di intervenire non per favorire una scelta sessuale a favore di un´altra, quanto per consolidare e togliere dalla precarietà l’acquisizione della identità di genere.