Salve dottore, le scrivo per avere un suo parere su un mio problema che mi sta rendendo difficile la vita. Racconterò in breve la mia storia. A giugno 2015 ho avuto la perdita di mio padre molto anziano e nel contempo mia madre ebbe un principio d’infarto. Ho lavorato tutta l’estate senza problemi, fino ad ottobre in cui ho fatto in due giorni moltissimi esami al conservatorio, affrontando un periodo molto stressante. Il giorno dopo mi sono concesso un viaggio organizzato in Germania. Qui è successo un episodio che spesso ricorre nei miei incubi o immagini visive. Ossia nel salire su una ruota panoramica, mi sarò preso un forte spavento e lo associo a volte ad un senso di cadere nel vuoto (che mi provoca vuoto allo stomaco e fitta alla testa). Di lì a poco non è successo niente, se non al rientro in Italia stare quasi due settimane con influenza e febbre. Ma dopo un mese ho iniziato ad avvertire qualche sensazione di estraniazione dalla realtà, con paure annesse (agorafobia, fitte allo stomaco, come avere un magone dentro). All’inizio ho associato il tutto alla mia paura delle malattie e delle mie analisi del sangue fatte per la prima volta in vita mia, ma a fine dicembre ho intrapreso il percorso di psicoterapia, rassicurato dal medico del fatto che queste sensazione erano provocate da emozioni represse. Ma paradossalmente le mie sensazioni sono cambiate, sono scomparsi quegli stati acuti di paura in cui ero costretto a rimanere a casa e ho iniziato a percepire dentro la sensazione di essere morto, di non esistere (era come se dovessi morire per poter rinascere), mentre da circa 20 giorni forse si sono attenuate queste sensazioni ma mi è comparsa quella che io chiamo depersonalizzazione, cioè il non sapere chi sono, non riconoscermi più. Il mio medico dice che è perchè non ho superato emotivamente la fase adolescenziale (ho un forte legame con mia madre), e dalla morte di mio padre mi sono trovato costretto a crescere in un batter d’occhio. Ovviamente ho fiducia nel mio psicoterapeuta, ma ho paura che l’andare a fondo mi abbia provocato la comparsa di questi fenomeni di crisi d’identità, di depersonalizzazione, di derealizzazione. Le chiedo se sto affrontando una strada giusta, se si può uscire da questo “tunnel”, e se tutto ciò è solo derivante da uno stato ansioso continuo (di sottofondo), o potrei avere altri problemi. Inoltre se queste sensazioni rimarranno per sempre, e se nel mio caso dei farmaci possono essere d’aiuto (mi furono prescritti da uno psichiatra lo Xanax e il Citalopram ma mi rifiutati di prenderli perchè non volevo dipendere da queste sostanze). La ringrazio in anticipo.
Salve, come lei osserva giustamente le sensazioni di depersonalizzazione sono legate ad un sottofondo fobico ansioso che è opportuno non tanto medicalizzare quanto affrontare attraverso un processo di consapevolezza profonda. E’ quello che lei sta facendo ed è la strada adeguata per risolvere le problematiche e le conflittualità che derivano dai rapporti con le figure di riferimento. Quindi, se in lei esiste un sentimento di fiducia nei confronti del terapeuta e se si è costituita una forte alleanza terapeutica è opportuno proseguire con un ritmo di incontri adeguato e per un periodo di tempo sufficientemente. lungo( lei non fa riferimento al numero degli incontri e da quanto si trova in terapia). Un cordiale saluto