Gentile dottore, sono una ragazza di 18 anni che da settembre frequenta l’università di medicina con l’intento di specializzarsi in psichiatria. (anche se ora non so più nemmeno se è quello che voglio.) Da settembre a gennaio è stato forse il periodo più bello della mia vita, perchè ho conosciuto un meraviglioso gruppo con cui mi trovavo a studiare o anche solo per ridere e scherzare un po’. Ero sempre allegra, con una carica incredibile, un’autostima più alta del mio solito e un entusiasmo che non so se ho mai avuto. Ero altruista, disponibile, sorridente, solare e, insomma, in una parola, felice. Ma di una felicità esplosiva ed insolita. Solo alcune domeniche avevo una leggera malinconia che chiamavo “il male di vivere”, che non era altro che una “riprova” della mia profondità, secondo la “me” con alta concezione di sè, e che quindi accettavo di buon grado. Poi bam, mi sono trovata un po’ di tempo da sola durante le vacanze natalizie per preparare un esame (il primo orale) e mi è preso un panico incredibile che mi impediva di studiare (ogni volta che prendevo in mano un argomento sentivo che avrei dovuto studiare gli altri, che stavo dimenticando) che è sfociato poi nella decisione di non dare quest’esame in questa sessione, dal momento che stavo vivendo quello che mi ero permessa di definire un esaurimento psicofisico (con tanto di tachicardia, insonnia, e caduta di capelli). Questa decisione però non mi ha aiutata: il panico è rimasto e anzi si è amplificato perchè mi sono resa conto che non sarebbe stato per sempre così, che non sarei potuta stare per sempre con questo gruppo e che nella vita sarei stata “sola”, che era il momento di crescere. Ma da sola non sono capace di fare niente, e non so crescere. Non riuscivo a dormire, sono diventata apatica e ho iniziato a fare pensieri suicidi e autolesionisti che mi hanno spaventata molto, per questo, grazie anche alla mia famiglia (senza fare parola dei pensieri più brutti), ho deciso di rivolgermi ad una professionista che ora vedo regolarmente e che per il momento mi lascia parlare a ruota libera. Inoltre, siccome tutto era partito da questo esame ho deciso, assieme a mio nonno (figura molto importante per me) di darlo lo stesso, credendo che mi avrebbe aiutato a riacquistare fiducia in me stessa, e per una botta di fortuna ho preso 30 (questo mi ha procurato una breve tregua, ma l’ansia si è ripresentata dopo poco). Ora, a distanza di quasi due mesi dall’esame, passata la crisi iniziale, sono entrata in un vortice dal quale non so più come uscire che mi ha portata a mettere in discussione la mia intera vita. Mi sono resa conto (cose che in realtà già sapevo, ma che solo ora sono esplose e non mi lasciano vivere) che io in realtà non sono niente, non ho un’opinione definita su niente ma assorbo quelle degli altri e le riporto ad altri ancora come fossero mie, così da sembrare intelligente e profonda ad uno sguardo superficiale. Mi sono resa conto che io mi immedesimo in quello che gli altri pensano di me, che tra l’altro spesso è l’immagine che io voglio dare di me (quindi proprio non vale). Perchè in realtà io non ho capacità cognitive, non capisco niente, non ho capacità di analizzare o di ragionare, in alcun modo. Non solo non capisco le cose, ma spesso non capisco nemmeno cosa c’è da capire, sono un automa, una scema, in ogni ambito. Questo in questo periodo di pensieri e di rimuginio è accentuato (quindi di certo non mi aiuta, dato che ogni volta che agisco come una “rimbambita” questo diventa un altro esempio che avvalora le mie ipotesi). Non ho nessuna qualità (nè nello sport, nè nella musica, nè nella danza, nè nella cultura, nè nell’animo e nè nello shopping o nelle cose più futili) nè nessuna cosa che mi piace effettivamente fare. Non ho niente che ritenga importante. Tra l’altro, mi sento come se rispetto agli altri, e dico chiunque altro, io sia comunque sempre meno. Nonostante questo, una parte di me si permette pure di ergersi a giudice degli altri e dei loro ragionamenti. Sono completamente inconsistente, inoltre quando faccio cose queste mi scivolano addosso (quindi non ho neanche speranza di rendermi “consistente”, di arricchirmi!!!) (e così è SEMPRE stato, solo che prima avevo un ragazzo con cui sono stata per quasi 4 anni che non so, in qualche modo attutiva queste sensazioni a cui tra l’altro non avevo ancora dato forma, quindi vivevo piuttosto serena, ridendo delle mie incapacità e gioendo in modo del tutto inconsapevole dei miei “successi” – o forse è meglio chiamarli “non-insuccessi” – scolastici). Non ho desideri effettivi, e se li ho questi durano poco perchè poi mi ricordo di me, di come sono fatta io e di come queste cose sono irrealizzabili da me che sono niente, che non ho voglia di fare niente e che non ho la forza, nè le capacità, per affrontare la vita. Se fossi piena di soldi non ci farei nulla. Non ho trovato una cosa in cui potrei essere capace o brava, e soprattutto che mi possa rendere “felice”. Ora esco con i miei amici e vado a lezione, sforzandomi, e con loro riesco a ridere e scherzare, ma ogni volta che fanno riferimento a qualcosa che io non so e che dovrei sapere, come un film o una ricetta o qualunque cosa (quindi sempre) mi sento malissimo, e mi ricordo della mia inconsistenza. Non so fare altro che ridere di me e di quello che mi capita. Non so parlare seriamente delle cose, se non di quello che mi sta accadendo. Tutte le persone con cui parlo non capiscono (o quantomeno fingono di non capire) le mie paturnie, solo per il fatto che mi ricordano come quella maschera che sono sempre stata, e che sono anche nel parlare ora con loro di ciò che mi accade, e non sentono, essendone avulsi, la mia vuotezza d’animo e la mia stupidità incredibile che invece riesco a percepire io in ogni momento. Ogni cosa mi priva di senso e impraticabile e insormontabile, soprattutto da me, inoltre la vita adesso mi sembra un sogno, ma d’altronde forse è sempre stato così dato che quando mi guardo indietro (anche molto indietro) i miei ricordi sono circondati da un velo, come fossi sempre in una bolla. Ho paura per il futuro, ho paura di impazzire, ho paura di non essere capace di vivere, e anche se dovessi uscirne, ho paura di ricadere in questo fango tremendo che mi sta logorando. Fango che ho sempre avuto addosso, e che ora mi sta completamente avvolgendo. Non so chi sono. Oppure lo so e mi faccio schifo. In ogni caso, non ho voglia di vivere e mi chiedo se l’ho mai avuta. Volevo chiederle se quello che mi ha preso è qualcosa di “comune” e di risolvibile, se ne uscirò mai, se è possibile anche per gli stupidi uscirne e se c’è qualcosa che mi consiglia di fare nel frattempo (del tipo sforzarmi a fare esercizio fisico leggero, lettura o altro). Mi scuso se sono stata poco chiara, la ringrazio in anticipo. (Ah, inoltre mi sono messa a fare una marea di ricerche a casaccio (cosa che probabilmente mi sconsiglierà..) e tra le varie ipotesi si potrebbe considerare quella del disturbo bipolare dell’umore, vista quella felicità ed energia così inusuale e questa depressione ora? So che non si può fare una diagnosi online ma non so, forse dal quadro che le ho dato è possibile quantomeno escluderla a priori o prenderla in considerazione) Grazie ancora.