Gentile dottore, da 4 mesi frequento un ragazzo straniero molto giovane ma con alle spalle una storia molto densa, che mi lascia intravedere con fatica; è molto reticente di natura ed anzi credo di essere la prima persona con cui si sia aperto su tanti aspetti, nonostante il suo passato comprenda una convivenza di due anni, una relazione clandestina molto impegnativa durata 6 (e per certi aspetti non conclusa) e innumerevoli avventure. Da poco ho scoperto che fa uso di coca: sono stata io a parlargliene e la reazione è stata “se sai questo non potrò mai più guardarti in faccia, non se ne è mai accorto mesagne prima, mi vergogno troppo”. Ma è innamorato come credo mai prima e così, dopo un iniziale “questa per me e zona offlimits, ne parliamo ora e poi, ogni volta uscirai questo discorso, sarà come se parlassi ad un muro” , mi ha detto ” non ho zone offlimits per te”. Ma la cosa lo imbarazza troppo. Mi è sembrato peró molto consapevole della gravità della cosa: nonostante stia lasciando tutto per progettare una vita con me, una volta che sono venuta a conoscenza di questo problema me ne ha illustrato le conseguenze (“pensaci, sarebbe come avere un’altra donna in casa”). Poi ha decretato che avrebbe smesso, perché sono prioritaria. Il giorno dopo, per la prima volta, l’ho visto “fatto”. Ha negato un po’, poi mi ha detto che non riusciva nemmeno a camminare e ha dovuto. Dice di consumare mezzo grammo una volta a settimana, che per esempio ad ottobre ne ha fatto uso solo 4 volte , ma a settembre 10, che ricorda tutto. Esclude categoricamente di rivogersi a qualche persona o struttura specializzata, ed io stessa non insisto più di tanto perché conoscendolo e anche in riferimento alla cultura di appartenenza (curdo dell’Iraq, musulmano) mi rendo conto che immaginare che si possa aprire con qualcuno è irrealistico e che i miei sforzi per convincerlo sarebbero vani. Vorrei però capire quale sia il modo migliore per sostenerlo: non mi ha chiamata lui in questa questione, sono stata io a parlargliene (quando ha capito che sapevo qualcosa di grosso sul suo conto mi ha detto ” impossibile che parli, dimmi che pensi e ti rispondo” , e dopo essersi mostrato offeso, ha confessato, lasciandosi comunque aperta una via di fuga “se fosse così…ma non è così, giusto per esempio”); se ne evince che si giudica molto negativamente riguardo questa problematica. Gli ho chiesto come possa aiutarlo e dice che la prospettiva di perdermi sarebbe il miglior deterrente, ma io capisco bene che ricattandolo e puntandogli il dito contro lo lascerei nel suo isolamento e lo spingerei a mentirmi, preferisco unatteggiamento cooperativo e non antagonistico. Ma ho spesso la sensazione di stressarlo e far più danno che altro…io stessa non dormo da giorni e non prendo pace. La prego, mi dia qualche dritta su come impostare la cosa. Con i miei più cordiali saluti A