Gentile dottore, navigando su internet, ho visto il suo sito e ho letto alcune risposte, soprattutto quella , riguardo al problema dell’impotenza maschile che lei ha dato al ragazzo giovanissimo che ha paura delle donne. Il mio caso è un po’ diverso però. La voglio ragguagliare anche riguardo al mio rapporto con i genitori. Figlio unico di 24 anni vivo ancora in famiglia. Mia madre, come mi risulta che succeda spesso nelle famiglie italiane, è stata una figura dominante anche se, in fondo, non aveva doti particolari. Era onnipresente e metteva bocca su tutto, forse non se ne rendeva conto, poverina, ma è sempre stata così invadente,onnipresente, sicura sempre poi di che cosa si dovesse fare o meno. Certo mi ha sempre messo sul piedistallo, io ero il migliore, il più capace, il più intelligente, ma avevo sempre l’impressione di un sottinteso “ovviamente se dai ascolto a tua madre..”….A scuola, lei avrà già capito, come ero super, studiavo tanto, il classico secchione invidioso se qualcuno aveva mezzo voto più di me. Risultavo così profondamente insopportabile ai miei compagni per quella mia supponenza e quindi la mia vita relazionale era misera,non uscivo quasi mai con gli altri. Con le ragazze poi ero timidissimo e appena mi accorgevo che qualcuna gettava lo sguardo su di me facevo il possibile per eclissarmi in fretta.. Le mie prime esperienze, a pagamento, sono state un disastro. Non riuscivo ad avere una erezione decente anche se le prostitute, forse perché mi vedevano così giovane avevano tanta pazienza e si davano , a volte, molto da fare, ma i risultati erano sempre un po’ mortificanti. Mi sembravano così superiori a me nella loro esperienza, non riuscivo a pensare, come facevano i miei coetanei “Tu la paghi, è lei che deve farti divertire !” La mia prima storia l’ho avuta a 20 anni con una ragazza non certo bella, grassoccia e timida ma forse proprio per questo mi dava un idea di superiorità e, quando facevamo sesso, sentivo di poter fare come mi pareva. Con lei sessualmente andavo a mille, anche se era una depressa, piagnucolosa si lamentava sempre al punto tale che , dopo un po,’ mi è diventato insopportabile starle vicino. Lei si immaginerà, dato il carattere che si ritrovava, quello che ho dovuto patire per lasciarla, tra pianti e minacce di suicidio, ma alla fine è andata. Quella esperienza mi aveva dato sicurezza, così ho ricominciato a guardarmi intorno. Beh,qualche tempo dopo ne ho trovata una veramente notevole, mi piaceva molto, anche intelligente, ma ho subito capito che avrei avuto difficoltà, con lei provavo delle forme di imbarazzo anche quando le stavo soltanto vicino, come non sapere cosa dire o cosa fare. Era una che prendeva l’iniziativa, visto che non lo facevo io,e ad un certo punto mi si offrì sessualmente. A ripensarci ora avrei dovuto dire di no dati i disagi che provavo solo a starle accanto ma non me la sono sentita di rifiutare. A letto ho fatto veramente una figura da nascondersi ,ero paralizzato dalla paura. Lei alla fine si è infuriata, mi ha detto che non ero normale e che dovevo curarmi anche se mi sembrava che, in quel frangente, non avesse fatto molto per aiutarmi. Da allora ho sentito di aver perso quel po’ di sicurezza che avevo conquistato grazie all’altra e ho cominciato a lambiccarmi il cervello sul perché le cose questa volta fossero andate in modo così fallimentare. Con la precedente tutto aveva funzionato, poi ho riflettuto sul fatto che lei , in fondo, era stata l’unica eccezione nei miei rapporti timorosi e maldestri con gli esponenti del sesso femminile. A volte mi sono chiesto se per caso sia omosessuale e devo riconoscere che gli uomini belli mi attraggono, anche se proverei orrore ad avere con loro una qualche forma di intimità. In certi momenti sono preoccupato per il mio futuro, mi sembra incerto, nebuloso. Scrivendole mi rendo conto che forse le ho dato forse scarsi dettagli sulla mia vita ma confido che dalle mie parole lei abbia intuito qualcosa su di me, le sarò grato se vorrà rispondermi. C .B.
La problematica esposta è , con modalità diverse, presente assai più spesso di quanto non si creda nella psiche del giovane maschio e, da quanto scrive, vedo come lei stesso abbia intuito che lo scarico pulsionale di tipo sessuale sia stato libero nel caso a cui fa riferimento in quanto la ragazza appariva ai suoi occhi un oggetto sottovalutato per cui, nei rapporti,non sussistevano problemi di angoscia da prestazione e non erano attivi meccanismi superegoici di controllo e inibizione. D’altra parte, ogniqualvolta che lei ha avuto contatti con esseri femminili che percepiva, per ragioni diverse, superiori, si è verificata una defaillance parziale o totale della prestazione. Non è importante secondo me,che siano professioniste o meno, quello che conta è il potere che detengono ai suoi occhi. La dinamica inconscia è complessa ma sembra possibile che lei associ nella sua mente simbolicamente,la figura materna( per come è stata da lei vissuta, straripante e senza contrappeso omeostatico da parte del padre) con le donne importanti e sopravvalutate che lei ha incontrato nella sua vita.E’ possibile ipotizzare che l’insuccesso sessuale abbia più di una motivazione, in primis quella della difesa inibitoria nei confronti di un rapporto percepito come incestuoso di fronte al quale la sua psiche inorridisce per cui l’atto sessuale viene ad essere inibito. Sembra che possa entrare in gioco anche l’ostilità inconscia verso la figura femminile originaria a cui lei vuol negare quel piacere che contemporaneamente nega anche a se stesso anche per senso di colpa relativo alla propria aggressività.Il problema può spesso essere riferito a dinamiche inconsce preeedipiche per cui tramite l’identificazione simbolica capezzolo= pene e bocca= vagina, lei scarica sulla partner le frustrazioni vissute in rapporto ad un seno materno percepito come non gratificante. La conseguenza di ciò è una situazione che ,se è frustrante per lei, lo è ancor più per la sua partner, soprattutto evidentemente se non professionista, la quale si trova mortificata profondamente nel proprio narcisismo. In casi come il suo si viene a creare spesso una scissione netta tra “amor sacro” e “amor profano”in cui la corrente di tenerezza è rivolta a creature che si stimano, mentre la energia pulsionale diretta può essere soddisfatta solo con persone scarsamente considerate. La sua lettera lascia intravedere adeguati processi intellettivi e di insight, perciò può essere importante, in presenza di una sua disponibilità, un lavoro psicoanalitico profondo allo scopo di far affiorare il materiale rimosso ed elaborarlo nel transfert, integrato o preceduto da un trattamento ipnotico che abbia lo scopo di desomatizzare il sintomo e di ampliare gli spazi psichici.