Io sono molto restio a rubricare i vissuti di un essere umano in una categoria nosografica. Ogni persona ha la sua profonda soggettività che deve essere non tanto medicalizzata quanto capita, ascoltata.E’ molto più semplice e rapido, per uno specialista, compilare una ricetta piuttosto che porsi in una paziente situazione di ascolto potendo contare soltanto sulle proprie capacità di comprensione empatica.Solo seguendo questa ultima modalità di approccio deve farsi carico di sostenere l’arduo compito di percorrere i sentieri impervi della dimensione esistenziale del suo cliente e districarsi tra gli impervi labirinti della sua psiche affidandosi solo alla propria umana soggettività. E’ difficile dare una risposta al suo stato di vuoto esistenziale, perché non è chiaro cosa intende quando scrive”mio marito è come se non esistesse”. Potrebbe trattarsi di un rapporto che ha sempre avuto, dentro di sé ,la connotazione di una intrinseca precarietà che è stata mascherata dall’impegno e dalle valenze affettive implicite nell’educazione dei figli oppure una relazione che, con il passare degli anni, si è dimostrata inadeguata alla evoluzione e ai cambiamenti personologici e caratteriali suoi e del suo partner oppure a vari altri intrecci eziologici che soltanto una conoscenza approfondita della situazione potrebbe permetterci di capire più profondamente. Lei scrive”i figli fanno la loro vita”:leggendo queste parole verrebbe da pensare che il rapporto con loro fosse connotato per lei da un attaccamento di tipo anaclitico, cioè che avessero una importante funzione di appoggio,narcisistica,vicariante, perché altrimenti il fatto che siano indipendenti dovrebbe essere salutato come il raggiungimento dell’obiettivo di conferire loro una autonomia esistenziale, che dovrebbe essere l’unico traguardo che dovrebbe augurabilmente prefigurarsi un genitore per quanto riguarda la propria prole. Credo che potrebbe essere per lei benefico cercare di sviluppare interessi e relazioni sociali a cui non fa cenno nella sua lettera, anche se so quanto sia arduo seguire un consiglio del genere e che, probabilmente, se questo fosse stato nelle sue corde, lei lo avrebbe già fatto. Qualora dovessero comparire tendenze depressive vere e proprie con valenze autosvalutative marcate, sentimenti di colpa, abbassamento spiccato del tono dell’umore, insonnia o altri sintomi, le consiglio una psicoterapia ad orientamento psicoanalitico scegliendosi un terapeuta con cui lei senta “a pelle” di poter stabilire un valido transfert.