A 40 anni con due ragazzini da crescere sono sprofondata nella depressione . Solo la loro presenza e i loro bisogni mi fanno tirare avanti. Mio marito si è suicidato circa un anno fa e da allora non vivo più. Sono seguita da psichiatri e psicoterapeuti ma purtroppo non sto meglio. Passo le giornate a chiedermi come mai sia successo. Era depresso, sì, parlava poco di se stesso, ma la nostra situazione reale, anche economica non lasciava certo presagire quello che avrebbe fatto. I medici che mi seguono cercano di togliermi i sensi di colpa, mi dicono che io non c’entro affatto eppure ho l’idea, invece di essere, almeno in parte responsabile Sono sconvolta anche per i miei figli,non è facile andare avanti pure per loro sapendo che il padre si è ucciso,devo essere forte almeno per loro ma sento che mi mancano le forze. Ma perché una persona arriva a togliersi la vita?L’ipnosi mi può aiutare a dimenticare?
Per quale motivo uno stato depressivo possa andare incontro a remissione, mantenersi più o meno tale o avere uno sbocco suicidiario non è noto, data la difficoltà di sondare fino in fondo le dinamiche che si agitano nell’animo umano e di valutarne quindi la prevedibilità .Freud ritiene che ogni suicidio sia un omicidio mancato, nel senso che l’aggressività del soggetto, non riuscendo, per motivi intrapsichici, ad essere collocata all’esterno, si dirige contro il sè. Il soggetto a rischio di suicidio ha perso l’autostima in modo così completo da sentire come impossibile il riguadagnarla , perché desiderare di vivere significa avere una , almeno ridotta, valutazione di sé. Il suo super-io,il sorvegliante interno, contrassegnato da valenze persecutorie, tormenta l’io del soggetto additandogli quanto egli sia lontano dal proprio ideale: l’ uccidersi ha un significato ambivalente rappresentando contemporaneamente il sottomettersi alla punizione e alla crudeltà del suo feroce guardiano ma contemporaneamente il ribellarsi a lui assassinandolo e ritrovando così l’unione con il super-io protettivo: questa riunione porrà fine alla perdita dell’autostima, riportando il soggetto al paradiso originale della “onnipotenza oceanica”. Analogamente nei bambini, “nevroticamente” depressi, quando il super-io non è ancora stabilmente introiettato, le fantasie di suicidio sono dirette contro i genitori reali ed esse esprimono una tendenza a ricattare amore da loro.”Quando sarò morto i miei genitori si pentiranno di quanto mi hanno fatto e mi ameranno di nuovo”.L’idea del suicidio è connessa dunque alle speranze e alle illusioni di una ricompensa, a fantasie piacevoli e fiduciose. Tali speranze sono ancora più manifeste nei suicidi di persone non depresse, in cui non si ha una lotta tra super-io ed io, ma è presente la speranza di unirsi ad una persona morta o una identificazione con la stessa. Le fantasie specifiche del suicida possono essere dedotte dal metodo con cui il suicidio è portato a termine. Quanto le scrivo, cara signora, dovrebbe lenire, almeno per un attimo, i suoi dolori e auto rimproveri.Quello di suo marito è un gesto in cui le dinamiche intrapsichiche , formatesi in lui nell’infanzia, hanno un ruolo decisivo.La depressione di cui lei sta soffrendo, quindi, credo abbia anche una motivazione personale e può darsi che affondi le sue radici in sentimenti ambivalenti nei confronti della persona scomparsa, la cui morte ,inconsciamente e onnipotentemente è attribuibile ai suoi impulsi. L’ipnosi non può essere certo impiegata per aiutarla a dimenticare l’evento. In questo caso vedrei più opportuno un lavoro psicoanalitico profondo che possa riportare alla luce i suoi rapporti con le figure di riferimento ed elaborare le dinamiche emerse in una valida relazione transferale che potranno aiutarla nel soddisfare le nuove opportunità che la vita le metterà eventualmente a disposizione.