Scrivo perché mi trovo in una situazione complessa e ho bisogno di un parere esterno specialistico.
Ho 24 anni e mi trovo attualmente in Giordania, infatti lavoro e studio qui da circa un anno e mezzo. L’anno scorso, nel corso del mio anno di servizio civile svolto con una Ong locale, ho conosciuto Z., un ragazzo giordano. Z. è gentile, simpatico, brillante, affascinante,bello, anti conformista ( molto strano in una società conservatrice come quella giordana), pare anche un ragazzo altruista e impegnato nel sociale in quanto volontario presso questa ONG, impegnato anche in attività di volontariato a livello universitario. Cominciamo a passare intere serate a chiacchierare in chat ( io vivevo nella capitale e lui in un’altra provincia, molto difficile incontrarsi) e noto sin da subito molte contraddizioni in lui, e forse è proprio questa apparente sensazione di mistero che lo avvolge che mi attrae in particolar modo, ancor più della sua comunque indubbia intelligenza. Dopo un paio di mesi l’attrazione reciproca è palese, anche se nessuno ne parla mai apertamente, complici tabù culturali e sociali molto forti. Dopo circa tre mesi di chiacchierate quasi esclusivamente in chat ( più un paio di incontri nell’ufficio dell’ ONG ) io mi sposto nella sua città per dei campi estivi di volontariato. Finalmente ci incontriamo. Passo 4 settimane splendide, lui è dolcissimo, presente, attento, pieno di attenzioni, e io, uscita da pochi mesi da una relazione importante durata quasi 6 anni, caratterizzata da un’intesa perfetta, comprensione reciproca e mai una lite, che al momento attraverso un periodo molto stressante, ci casco pienamente. In ottobre lui ricomincia l’università e con questa riprendono stress, impegni e scadenze, anche perché lui è molto attivo a livello di associazionismo universitario ( ricopre cariche di notevole importanza a livello locale) e in più studia ingegneria elettronica. Il suo atteggiamento cambia, assenze, non risponde al telefono, la sua scusa è sempre la stessa ” sono molto occupato, ho un sacco da fare, sono molto stressato”. E’ molto ambizioso e invece che cercare di fare spazio per me nella sua vita continua a ricercare prestigio sociale in vari modi, ricercando una migliore posizione all’interno dell’associazione studentesca dove lavora, continuando ad assumersi incarichi anche se, a suo dire, è già oberato di lavoro e studio e costantemente sull’orlo della crisi di nervi. Io, che mai ho anteposto una relazione al mio bisogno di imparare, scoprire, viaggiare, fare esperienza, lo capisco e non lo assillo, anche se i suoi silenzi interminabili mi fanno male e vi leggo un profonda mancanza di rispetto. Comunque sia non litighiamo quasi mai: o lo accetto per come è o lascio perdere, non ha senso lottare per cambiarlo. Qualcosa in lui mi attrae in modo irrazionale, e allora, consapevolmente, accantono quello che io voglio e provo ad accettare le sue regole del gioco. In un mese e mezzo riusciamo a vederci due volte ( bisogna tenere presente anche la distanza, l’impossibilità per lui di trascorrere facilmente tempo al di fuori del contesto familiare senza mentire sul dov’è e il cosa fa e molte altre variabili culturali). A fine ottobre ricevo una brutta notizia: mia mamma ha un tumore al seno. Gli dico che forse dovrò tornare in Italia con un mese di anticipo, a fine dicembre invece che a fine gennaio, ma che non sono ancora sicura di nulla. Dopo questa chiacchierata sparisce per giorni e giorni, avevamo in programma di vederci ma lui continua a rimandare e a cambiare i programmi fino a quando io, esasperata, gli dico che sono stanca di annullarmi per andare in contro a lui, che non mi va più di vederlo, anche perché sono convinta che a lui non importi molto di questa relazione. Lui ha una reazione che non mi sarei aspettata, diventa a tratti un po’ teatrale ( cosa non nuova in altri ambiti comunque), manifesta il suo malessere con gli altri ma non con me direttamente e non mi chiede un confronto diretto. Mi manca molto e alla fine cedo. Non riesco a spiegarmi cosa mi tinga legata a lui, anche siccome questi atteggiamenti effettivamente mi infastidiscono, ma ci ricasco, prendendo coscienza di una parte un po’ sadica della mia personalità con cui fino ad allora non ero mai entrata in contatto. Nonostante ciò l’atteggiamento non cambia: silenzi alternati da richieste di attenzione e insinuazioni fatte apposta per farmi arrabbiare, cosa che non gli riesce mai perché il mio autocontrollo è molto. E’ come se cercasse di provocarmi, come se volesse causare una mia reazione violenta, un mio insulto, una mia parola di troppo, ma io, avendo compreso il meccanismo anche se non le ragioni di fondo, mi tengo alla larga da questo gioco. Non gli rinfaccio nulla, anche se il suo comportamento è effettivamente sgradevole e piuttosto che attaccarlo direttamente parlo invece dei miei sentimenti e di come il suo modo di agire mi fa sentire. A fine novembre riusciamo a vederci per la terza volta in 2 mesi e mezzo circa. Io convinta di trovare una persona di ghiaccio di fronte a me mi stupisco delle sue lacrime e dell’insistenza con cui mi prega di non andarmene, di non tornare in Italia, di non lasciare il paese, di stare con lui.Mi dice che non sono come le altre ragazze, che di me si è veramente innamorato e che ha avuto quegli atteggiamenti sgradevoli perché voleva che mi arrabbiassi con lui per facilitare il distacco, ma che non aveva funzionato e che ero più testarda di lui. Io gli dico che non ha molto senso pensare al futuro in una situazione così complicata e che invece a senso vivere il presente e cercare di essere felici ora, senza aspettative. Lui ovviamente non vede le cose nello stesso modo e infatti ricominciano i silenzi di giorni. Io non capisco perché non chiuda semplicemente con me ma continui a scappare per poi tornare a cercarmi nuovamente, per assicurarsi che io sia ancora lì. Appare di tanto in tanto per chiedermi se mai tornerò in Giordania e io continuo a rispondere che non so nulla, che devo valutare molte cose. Sono sempre più incuriosita dalla situazione e proprio per questo sto al gioco, la cosa ovviamente mi destabilizza e mi fa soffrire, perché gli voglio davvero molto bene, ma dopo anni di relazione serena, fatta di reciproca comprensione ed equilibrio costante è come se avessi bisogno di tutto quel caos di sensazioni e sentimenti forti e contrastanti. A dicembre, due giorni prima di tornare in Italia, inaspettatamente un’associazione locale mi offre l’opportunità di fare uno stage. Io sono molto interessata e quindi accetto. Gli scrivo prima di partire dicendo che sarei tornata in Giordania dopo circa due o tre mesi in Italia. La sua reazione al momento è confusa, non sa cosa rispondere, taglia corto come al solito. Io penso che abbia semplicemente deciso di chiudere con me. Per una settimana assenza completa da qualsiasi mezzo elettronico che gli consenta di comunicare col mondo. Poi riappare, mi chiede scusa in modo molto sentito, ammettendo tutti gli errori che ha fatto, mi dice che gli dispiace profondamente e che si sente un vero idiota. Io lo ringrazio per le sue parole, gli dico che il fatto che finalmente dopo molto abbia riconosciuto i suoi errori mi solleva. Gli chiedo cosa gli sia successo, perché ha agito così, se è stata paura o altro, se anche io posso fare da parte mia qualcosa per migliorare le cose. Lui mi dice che non lo sa, non ne ha la più pallida idea, che era perso e non sa neanche perchè ha agito così. Io non insisto, sempre più convinta che dietro al suo atteggiamento sicuro e al suo indubbio successo negli studi e nel lavoro si nasconda una sofferenza che non vuole ammettere e manifestare. Gli dico che sono ancora lì per lui, che ci rivedremo in Giordania e se ne riparlerà. Continuiamo a sentirci per tutto il periodo che sono in Italia, lui alterna silenzi, soprattutto quando è sicuro che io ci sono, a richieste di attenzione, in particolare quando sono molto impegnata e quindi paio distante. A fine febbraio sono di ritorno in Giordania. Finalmente passiamo una notte insieme, momento in cui mi rendo effettivamente conto di tutte le sue fobie fisiche e sessuali. Non ha mai avuto un orgasmo in vita sua, né tramite sesso né tramite masturbazione. Il rapporto col suo corpo è ossessivo, deve sempre essere perfetto, si rade e non sopporta il benché minimo difetto fisico, sia in lui che in me. In particolare odia i peli ed è convinto che una donna possa essere femminile solo quando il suo corpo è completamente glabro e curato in ogni minimo dettaglio, in modo quasi maniacale ( la cosa strana è però che io sono una ragazza semplicissima, scarpe da ginnastica e neanche un velo di trucco). La cosa che mi stupisce in lui è l’incredibile capacità di captare i miei stati d‘animo, anche se a questo ovviamente non corrisponde alcun atteggiamento empatico. Ogni mia manifestazione della seppure minima emozione negativa lo blocca. Io lo capisco e mi controllo molto, attenta a non reagire in nessun caso in modo violento. La mia calma interiore ( mantenuta con mooolta fatica in tanti casi) non gli permette di litigare e di sfogarsi su di me, anche se la situazione e il continuo autocontrollo volto a mantenere la serenità mi rubano ovviamente molte energie e non mi permettono di essere veramente me stessa con lui Ultimamente si è aperto abbastanza con me, ha ammesso di essere il problema, di avere un passato difficile con esperienze negative che l’hanno ferito profondamente ( mi dice però che non può assolutamente raccontarle o condividerle con nessuno) che si ripercuote ancora sul suo presente, mi ha parlato del vuoto interiore, del vuoto emotivo che è costantemente parte di lui, dell’impossibilità di capire sé stesso e le sue reazioni, della difficoltà di crearsi una propria identità, dell’incapacità di capire cosa gli piace e cosa no, dell’ansia e della paura che lo accompagnano costantemente. Sa di essere un problema ed è come se a tratti con il silenzio volesse proteggermi da se stesso. In lui noto ambiguità sessuale: incapacità di avere un orgasmo, insensibilità e/o dolore costante che accompagna il poco piacere che prova ma attrazione verso tipi di sesso estremi, anche se appena comprende che non è quello che io cerco lui dice “scherzavo” e cambia discorso. Abbiamo fatto sesso una sola volta in 9 mesi con risultati molto deludenti ( lui è corso in bagno a vomitare, dicendomi che era dovuto al litro di birra che bevuto prima di vedermi. Ha notevoli problemi di stomaco e la birra gli è stata sconsigliata dal medico, ma non sono sicura che ovviamente non fosse solo legato alla birra). In ogni modo il fatto di vivere in una società così chiusa e conservatrice non gli permette di avere rapporti sessuali facilmente, quindi anche in caso fosse attratto da esperienze particolari e al limite dubito che la cosa sia facilmente attuabile. E’ attratto dall’alcol (ne ha abusato in passato) e dalle sostanze che creano dipendenza, ma anche qui non può andare molto lontano a causa del notevole costo delle stesse e della effettiva difficoltà nel trovarle “in commercio”( lui non vive neanche nella capitale, dove le cose sono un po’ diverse, ma proviene da una modesta famiglia di una città di provincia). Inoltre anche qui noto un autocontrollo molto forte che in certi periodi lo porta addirittura a smettere di fumare per qualche giorno/settimana. In genere manifesta un autocontrollo molto forte, può essere sgradevole talvolta ma per quanto ne sappia non ha scoppi di rabbia violenti ( anche se io non sono stata veramente a contatto con il suo mondo quotidiano, all’interno della sua famiglia e quindi non so di cosa possa essere veramente capace) ma ho comunque notato che se qualcosa non va tende piuttosto all’isolamento, soprattutto nei periodo di stress e quando ha molti impegni. Nonostante ciò intravedo in lui una violenza che a fatica trattiene dal riversare sulle persone che gli stanno intorno. Per esempio talvolta nell’intimità le sue carezze ( comunque rare) si trasformano in pizzicotti e movimenti bruschi e fastidiosi, ma si ferma subito non appena se ne rende conto e prima di farmi del male. Non so se abbia comportamenti auto mutilanti, so che a volte scompare per giorni e giorni e taglia ogni rapporto col mondo, questo soprattutto nei periodi di stress. Ho delle buone ragioni che mi fanno credere che controlli con molta fatica impulsi autolesionistici di vario tipo. Non ho visto segni fisici ma mi sono arrischiata a domandargli se per caso si era mai fatto del male in passato, e lui mi ha detto testuali parole“no, mai, perché dovrei? apprezzo il mio corpo e la mia vita. Non ho mai cercato di mostrare comportamenti suicidi”. E io che non avevo neanche messo in relazione nella mia testa i comportamenti autolesionisti con il suicidio! La cosa gli ha comunque dato fastidio, per giorni si è dimostrato molto irritato, sempre pronto a fare battutine e a farmi sentire in colpa nonostante gli avessi chiesto scusa più volte. So che non c’è molto che io possa fare per lui, anche perché la mia permanenza in Giordania si protrarrà ancora solo per pochi mesi. Lui ha ultimamente ammesso più volte che io non sono il problema ma che bensì è lui, ha anche usato un paio di volte l’aggettivo “disturbato”. Sa di avere “qualcosa che non va” ma cerca di nascondersi sempre e comunque, anche di fronte all’evidenza. Ha veramente una personalità borderline? Parlare alle persone intorno a lui ( per esempio al suo migliore amico) del suo problema potrebbe essere d’aiuto? Il suo migliore amico mi pare una persona equilibrata ma tuttavia avverto una forte diffidenza nei miei confronti. A tratti ho come la sensazione che il rapporto tra i due sia un po’ morboso e sono arrivata a pensare che vi possa essere come un’attrazione omosessuale rimossa, nascosta o tenuta segreta tra i due, ma sottolineo che questa è solo un’impressione e che non ho alcuna prova. Devo anche tenere conto che in Giordania la psicoterapia non è per nulla una cosa diffusa, in più i pochi terapeuti che ci sono non sono neanche molto “abbordabili” parlando di prezzi e si trovano tutti nella capitale mentre lui proviene da una cittadina di provincia e per di più da una famiglia di classe media che probabilmente, anche ammettendo che capisse le sue esigenze, difficilmente potrebbe permetterselo. Io gli voglio comunque molto molto bene, è una persona molto sensibile ( lo so che apparentemente è una contraddizione, ma lo è veramente), incredibilmente intelligente e molto profonda. Come dovrei comportarmi? C’è qualcosa che posso fare? E’ giusto cercare di stare al suo fianco fino a quando sono qui o sarebbe meglio per lui se io sparissi? Sono stata molto prolissa e mi scuso, ma la situazione è complessa e non posso chiedere aiuto in altro modo. Grazie mille, distinti saluti