Gentile dott. Miscia, le scrivo per un problema che mi sta togliendo il sonno. Sono stata assunta da circa un anno, dopo essermi diplomata e aver fatto qualche esperienza nel settore, in una grossa azienda toscana. A dire il vero mi sentivo molto intimidita , era la mia prima esperienza “vera”, comunque, all’inizio, mi hanno dato tutti una mano e mi sono inserita abbastanza bene. Il problema è insorto dopo un po’ , quando ho avuto contatto diretto con il direttore del personale. Era già successo una volta appena assunta,lo avevo conosciuto, ero stata abbastanza tesa ma poi tutto era andato bene. Quella seconda volta mi aveva chiamato per delle comunicazioni che aveva da farmi . Ha cominciato a dirmi che era molto soddisfatto di me, che aveva avuto la possibilità di apprezzarmi e tante altre belle cose che ora non ricordo più; io ad un certo punto, mentre lui parlava, non ho capito più niente,devo essere avvampata, ero come in trance e quando mi ha fatto una domanda ho balbettato delle frasi smozzicate. Deve essersene accorto perché mi ha congedato subito dopo, sempre però gentile e affabile. Ora io sono terrorizzata dal fatto che ricapiti di nuovo cioè che mi richiami, non sono sicura di controllarmi, ho paura di rifare una figuraccia.Non capisco bene perché mi sia successo. E’ un bell’uomo indubbiamente,di mezza età, affascinante, sembra molto sicuro di sé e ti fissa con quegli occhi che te li senti dentro.Io di bei ragazzi ne ho avuti, ma non mi hanno mai fatto quell’effetto paralizzante. Non mi sembra di avere grandi problemi nella vita, forse sono stata un pò allevata nella bambagia, tipo attenta a questo o a quello. Mi hanno parlato di eritrofobia. Non voglio prendere farmaci, voglio solo imparare a mantenere il controllo davanti a lui,ma non solo. mi può dare una mano? Cordiali saluti S.P.
L’eritrofobia (dal greco erythros – rosso), conosciuta anche come ereutofobia (dal greco ereuthos – arrossamento, rossore), è definibile anche come “angoscia della ribalta” o “ angoscia del palcoscenico”, per indicare il fatto che si presenta quando il soggetto, caratterizzato da valenze esibizionistiche represse, si espone direttamente,cioè si trova in situazioni in cui si percepisce sotto i riflettori, in primo piano. Non sempre si verifica in pubblico, ma anche davanti ad una persona per lui contrassegnata da forte valenza emotiva, spesso dotata di autorità.Non sempre l´arrossire è una fobia, vi sono vari gradienti del problema, dal lieve rossore con mantenimento saldo del controllo dell’io, al rossore violento con sentimenti di depersonalizzazione e derealizzazione che scompaiono appena la situazione scatenante venga a cessare, lasciando però il soggetto in uno stato di rabbia e frustrazione. Diventa fobia quando è invalidante e crea meccanismi di evitamento aggirabili solo se la persona si trova in compagnia o si fa accompagnare da un soggetto rassicurante per affrontare la situazione fobica. Nel caso da lei esposto, sembra di capire che lei ,inconsciamente, abbia voluto segnalare, attraverso il sintomo,un turbamento di natura erotica intriso di valenze aggressive, la cui specificità è però conoscibile solo attraverso un sondaggio approfondito del suo inconscio.D´altra parte è possibile ipotizzare che lei sia andata incontro a problematiche simili in altri frangenti, magari sociali. Per fronteggiare la situazione, le consiglierei, dato che sembra che ci troviamo di fronte ad una fobia isolata, un lavoro ipnotico con un esperto ipnoterapeuta, a cui far seguire, possibilmente, un trattamento psicoanalitico appropriato per capire la matrice della problematica e dipanare definitivamente il conflitto psichico alla base