Gentile dottore,le scrivo perchè attualmente sono proprio giù e anche pieno di rabbia. Ho circa 30 anni, tre anni fa la mia compagna è rimasta incinta, ha voluto portare avanti la gravidanza, anche se le avevo detto che avrei provveduto al mantenimento ma che si scordasse la convivenza : non mi sentivo di fare il padre in modo classico, sapevo che non avrei retto psicologicamente. Contemporaneamente è apparsa una nuova” lei,” che mi ha fatto di nuovo vivere l’estasi dell’innamoramento. Dopo circa due anni, ha cominciato a parlare di matrimonio, facendosi via via più pressante e io, per timore di perderla, le ho detto di sì. Ed ecco che, dopo pochi mesi di vita coniugale, ora mi trovo in crisi anche con lei. I primi momenti di entusiasmo e di sessualità sono un pallido ricordo, ora sono rancoroso e cerco di starle lontano, ho la sensazione di essere stato ricattato. In questo periodo ho difficoltà a dormire la notte, la mattina mi sveglio presto, i miei pensieri sono neri e mi nutro di angoscia, soprattutto non capisco cosa non vada in me, anche in passato è sempre andata così, all’inizio parto con entusiasmo, poi quando la relazione diventa vincolante sento che mi manca l’aria e ho solo voglia di scappare. Sono diventato anche violento contro il mondo cosa posso fare?Saluti D.L.
Anche qui, come in altri casi, il soggetto si è limitato a fotografare il momento attuale e il passato prossimo, senza fare alcun cenno a quella che è stata la sua esistenza pregressa. E’ lì che bisogna cercare le radici della problematica, del perché unindividuo possa infiammarsi quando la conoscenza è agli albori, quando cioè è in relazione non tanto con l’altro quanto con le proprie fantasie proiettate sull´altro, ma abbia invece difficoltà a reggere il contatto, su un piano di realtà , con un oggetto concreto. E’ possibile intravedere un rapporto ambivalente con la figura materna , che si esplicita tramite la necessità di mantenere l’oggetto ad una distanza che non sia eccessiva per il timore di perderlo, ma che non sia troppo ridotta per il timore di esserne inghiottito e di smarrire così la propria identità. Credo che questa chiave di lettura, peraltro ipotetica, possa spiegare il rifiuto verso la madre di sua figlia e la rabbia che sperimenta adesso che sta vivendo un rapporto ravvicinato, a livello simbolico, proprio con la figura femminile originaria.A questo punto, potrebbe essere utile effettuare un trattamento ipnotico per ovviare all’urgenza sintomatologica; ad esso far seguire, ove ne esista la possibilità, un lavoro psicoanalitico che arrivi a sondare la matrice profonda delle dinamiche che stanno alla base della sua sofferenza.