Le scrivo non perché io sia afflitto da sintomi che mi creano sofferenza ma perché, arrivato intorno ai 60 anni, ho da qualche tempo la sensazione di essermi accorto non essere, e di non essere mai stato, padrone dei miei pensieri . Ho l’impressione cioè di trovarmi come a percorrere una strada già ampiamente delineata e che anche il mio passato non potesse svolgersi che in quel modo. Così purel´avvenire mi sembra abbia una direzionalità precisa e che l’unica differenza con il passato e il presente è semplicemente che del mio futuro non ne sono ancora a conoscenza. Si sta radicando in me la convinzione, per farla breve, che non esistono alternative vere ai nostri percorsi di vita,sì, ho la curiosa sensazione che noi esseri umani siamo come telecomandati, tracciati. Mi dica, secondo lei esiste davvero una volontà libera oppure è una pia illusione?La saluto e le sarò grato se vorrà rispondermi.D.U.
Il problema del libero arbitrio, cioè della esistenza o meno di una volontà libera è molto complesso. A livello religioso è un punto di conflittualità nucleare tra la religione cattolica da una parte che considera importanti, per l’uomo ,ai fini di ottenere la liberazione dell’anima,le preghiere e le opere, e il Luteranesimo Calvinismo Protestante dall’altra ove viene affemato, invece, come la possibilità di redimersi con le azioni sia conflittuale con l´onnipotenza divina e che perciò l’uomo sia predestinato ad una salvezza umanamente non perseguibile. Il linguaggio comune sembra dare per acquisito il fatto che l’arbitrio è libero: parole come scelta, volontà, responsabilità ma anche sforzo, sacrificio e soprattutto concetti come io, sè,identità, presuppongono che la psiche sia in grado di svolgere un processo e mettere in atto un comportamento avendo l’alternativa di poter optare per un’altra soluzione; d’altra parte, sembra difficile non usare queste parole o sostituirle con altre che invece segnalino la obbligatorietà di quel percorso. .Il problema è quello di comprendere se l´ usare una terminologia che contempla una alternativa corrisponda al fatto che tale alternativa esista davvero, oppure se è un escamotage mentale che è supportato dalla illusione di darci l’impressione di essere artefici della nostra esistenza, cosa che invece la mancanza di scelta non ci garantirebbe. Se noi , laicamente, pensiamo che la mente sia un epifenomeno o una metafora del cervello, al libero arbitrio rimane poco spazio, nel senso che il cervello sembra regolato da principi deterministici, in cui un effetto è concatenato alla causa che l’ha provocato, in una sequenza che non prevede alternative. Tuttavia sono state fatte ipotesi (Roger Penrose) di considerare gli stati mentali come stati quantistici, recuperando cioè il concetto di libero arbitrio attraverso la rivendicazione del funzionamento mentale secondo il principio di indeterminazione di Heisenberg. Possiamo infine affermare, senza remore, l’esistenza di un libero arbitrio se invece concettualizziamo il pensiero come entità metafisica,evitando di far coincidere la mente con il substrato neurologico del cervello.