Caro dottore , ho 18 anni e devo dire che la natura è stata generosa con me, i miei genitori sono alti ambedue e io, unica figlia fatta abbastanza tardi, ho ereditato il loro corpo anche se, a parte la genetica, credo che mi abbiano dato molto poco a livello affettivo. I miei hanno un ristorante e io tenevo loro la contabilità, essendo ragioniera. Ho cominciato a star male circa due anni fa, ho iniziato una dieta molto rigida , pesavo 62 chili e sono scesa a 48. I miei se ne sono accorti e mi hanno obbligato a mangiare e a riprendere peso. Una mia amica, con i miei stessi problemi, mi ha suggerito il trucco del vomito ma è durato poco perché se ne sono accorti e hanno cominciato a chiudere i bagni a chiave. Sono riuscita a non ingrassare dandomi ad una attività fisica estenuante e usando di nascosto lassativi e diuretici; mi pesavo ogni ora, era diventata un ossessione. I miei mi mettevano sulla bilancia tutti i giorni, ma io mi tenevo in tasca dei piccoli pesi che mi ero comprata. Alla fine però è saltato fuori tutto e ora mi sottopongono ad un controllo continuo. Anche a livello relazionale mi sembra di trattare i ragazzi come il cibo. Mi entusiasmo all’inizio, poi, dopo un po’ che ne frequento uno, mi sento come quando ho mangiato troppo, avverto come se mi mancasse l’aria e la storia finisce. I miei hanno contattato una terapeuta, io ci sono andata per un paio di mesi, ma mi è sembrato tutto così inutile, mi dava consigli e mi diceva ciò che dovevo fare e non dovevo farle,mi chiedeva un resoconto di ciò che avevo mangiato, ho finito per odiarla , mi sembrava simile a mia madre e non ci sono più andata. Al momento attuale vivo costantemente nell’angoscia e, al momento in cui ci si mette a tavola l´oppressione diventa insopportabile. Lei cosa ne pensa, nelle condizioni in cui mi trovo mi può essere utile l’ipnosi? Grazie M.N.
I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) oggi stanno diffondendosi in modo esponenziale e hanno assunto un rilievo clinico e sociale sempre maggiore nel mondo occidentale affondando la loro eziologia in situazioni psicologiche e sociali. Si parla molto infatti dei modelli femminili di magrezza proposti dalla società ma bisogna osservare come, senza una situazione personale di profondo conflitto psicologico essi non avrebbero diritto di cittadinanza, non sarebbero cioè in grado di attecchire alla psiche.Le condizioni sociali favoriscono l’emergere del disagio secondo quella particolare modalità, per cui il corpo è in primo piano e tende a essere investito da valenze autolesive, che, altrimenti, si espliciterebbero secondo altre entità sintomatologiche. I DCA interessano soprattutto(90-95%)le ragazze, anche se, ultimamente, sono comparsi casi tra la popolazione maschile, l’età media di insorgenza è intorno ai 17 anni, ma sono stati riscontrati episodi anche in età prepubere. A livello psicodinamico si riscontra, da un’analisi del profondo, una valenza persecutoria del corpo, nel trapasso dal corpo- bambina al corpo sessualizzato, per cui ad essere investita aggressivamente,a livello interno, è l’imago materna simbolo e metafora dell’essere donna. Da questo si deduce che i conflitti sono spesso remoti e risalgono all’interazione precoce tra madre e figlia, in cui si trova spesso una madre iperprotettiva e timorosa dell´autonomia della bambina, che la iperalimenta per rimuovere la sua ostilità incoscia (attraverso l´equivalente simbolico cibo-affetto) e un padre che è venuto meno come elemento omeostatico ed equilibratore. Il corpo reale è vissuto come insoddisfacente, il soggetto nega la sua magrezza e, anche in condizioni estreme, si trova troppo grosso o troppo grasso, disconoscendo il rischio vitale. Lottando contro la fame, dando scacco alle sue pulsioni, l’anoressico prova un senso di potenza e la soddisfazione intensa che prova da questo piacere perverso e da questo autoerotismo distruttivo costituisce un grosso ostacolo alla terapia. Vi sono poi forme di anoressia particolare come l’anoressia reattiva, che compare dopo un lutto od insuccesso,l’anoressia isterica, ove prevale l’aspetto esibizionistico,l’anoressia ossessiva, con rituali importanti relativi al cibo e al bilancio calorico e infine le anoressie gravi, l’anoressia del border –line o di una schizofrenia iniziale. Nel suo caso mi sembra possibile intervenire con un approccio ipnotico iniziale per desomatizzare il problema, seguito da una psicoterapia di tipo psicoanalitico in cui non si operi tramite consigli o si chiedano resoconti, per evitare il rischio di intromissioni vissute come controllanti e persecutorie, ma soltanto attraverso lo strumento interpretativo al fine di una profonda conoscenza di sé.Un lavoro psicoterapeutico potrebbe essere altamente raccomandabile anche ai suoi genitori. Lei mi sembra adatta a conoscersi,una espressione della sua capacità, secondo me, l´ha fornita con l´associazione profonda tra il modo di trattare i ragazzi e il cibo.Possiamo sperare quindi che la costruzione di un saldo accordo terapeutico, profondamente rispettoso della sua autonomia possa bonificare le fantasie determinanti nella eziologia della problematica.