Caro dottor Miscia sono un professionista affermato ormai alla soglia dei sessanta e mia moglie con la quale ho due figli sui venti anni mi ha comunicato, in un giorno di Agosto in cui ero rimasto solo in città, al ritorno da un breve periodo di ferie, l’intenzione di separarsi da me perché aveva incontrato “una persona di cui si era innamorata,” una cosa grande” mi ha detto .Mi sono sentito crollare il mondo addosso . Negli ultimi tre anni lei non stava molto bene e assumeva antidepressivi. I nostri rapporti erano ormai inesistenti e anche io mi ero staccato emotivamente da lei anche se evidentemente la sua presenza accanto a me era terribilmente importante, mi dava una forma di sicurezza a cui non volevo certo rinunciare. Io avevo qualche storiella qua e là ma nulla di decisivo perché il vero amore restava lei, la madre dei miei figli. Ora sento un vuoto pauroso certo ho i figli che mi vogliono bene una attività professionale molto soddisfacente e amicizie numerose sia maschili che femminili. Ma la sensazione di perdita non passa. Spero solo che il tempo lenisca i miei affanni e credo che sia decisivo il fatto che questo distacco si sia verificato in un momento della vita che mi trova a corto di vitalità perché sono capitati eventi analoghi in passato ma io ho sempre reagito con spirito battagliero. D’altra parte non capisco bene perché le relazioni con altre donne non mi diano quello sprint che mi aspetterei. Vorrei capire qualcosa di più . La saluto cordialmente.
Le premetto ovviamente che ciò che dirò può avere solo una valenza generale e non specifica in assenza di dati specifici sulla sua soggettività e di un contatto diretto con lei. Credo che sua moglie svolgesse nella sua mente un ruolo materno di tipo anaclitico con caratteristiche , cioè di appoggio e dipendenza. I primi anni di distacco emotivo sono stati da lei meglio sopportati in quanto lei poteva coltivare fantasie di reversibilità, cioè che sua moglie potesse riavvicinarsi , solo l’inserimento dell’altro ha sancito per lei come la storia fosse irreversibilmente chiusa e questo è alla base delle angosce abbandoniche che si sono sviluppate in lei proprio in quel momento. A questo punto è importante elaborare il lutto fino al punto di sentire come l’altro possa svolgere una funzione benefica e antidepressiva nei confronti di sua moglie, in quanto è intervenuto a saturare quel vuoto che la signora sentiva. e che anche l’ostilità di lei nei suoi confronti, espressa dallo stato depressivo di cui la donna ha sofferto per tre anni, possa essere stemperata dal momento di benessere che sta vivendo con l’altro. La vulnerabilità a cui lei fa cenno, confrontandola a momenti di solidità pregressi del suo percorso esistenziale, è dovuta al fatto che quella che sta vivendo è una fase della vita in cui le possibilità di reagire sono minori e le prospettive sul futuro tendono a restringersi. D’altra parte dalla sua lettera si evince come le sue risorse psichiche, che sono anche alla base di una attività professionale gratificante, possano esserle di aiuto nel superare la problematica del distacco. Sono convinto che un lavoro psicoanalitico accurato possa aiutarla in un percorso di autonomizzazione andando a ritrovare ciò che è sepolto nella profondità del suo essere per portarlo alla luce ed elaborare così le problematiche di abbandono che sono alla base della dinamica psichica che pervade attualmente i suoi processi psichici. La saluto cordialmente.